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Le conseguenze del Ddl Bilancio 2025 sull’edilizia: per i costruttori tutte negative

Le conseguenze del Ddl Bilancio 2025 sull’edilizia: secondo i costruttori tutte negative
AdobeStock_269554092 Di Andrii Yalanskyi

Negli ultimi tre anni il Pil italiano ha superato quello di Francia e Germania grazie ad un contributo determinante da parte del settore delle costruzioni. Ma i tagli alle misure incentivanti e la mancata proroga agli aiuti sul caro materiali rischiano di vanificare il passato con conseguenze negative che si riverseranno sui prossimi anni. Appare chiaro il pensiero dei Costruttori di Ance sull’impatto che il Ddl Bilancio 2025 avrà sull’edilizia. Ascoltata in Commissioni Bilancio alla Camera e Senato nel merito dell’attività conoscitiva preliminare alla Legge di Bilancio, la Presidente Brancaccio suggerisce un cambio di rotta, per evitare che la Manovra “si caratterizzi per la mancanza di una chiara visione per il futuro”. 

Quattro ambiti da cui partire sul DDL Bilancio per l’edilizia

Per l’Ance, i quattro ambiti strategici prioritari sui quali intervenire riguardano:

Ma il Ddl Bilancio 2025 interviene solo marginalmente su queste tematiche che non trovano né risorse né tempo. 

Il Ddl Bilancio 2025 e la casa 

La Manovra fa un passo indietro su alcune misure destinate ai giovani, come le agevolazioni fiscali per l’acquisto della prima casa. Al contrario, l’introduzione di un “Piano Casa Italia” rappresenta un elemento positivo per sviluppare una politica in grado di rispondere ai crescenti bisogni abitativi e garantire il diritto alla casa. Tuttavia, la mancanza di adeguati fondi rischia di limitarne significativamente l’efficacia, riducendo le opportunità di interventi concreti sul territorio in tempi utili.

La proposta di Ance: 

In risposta a questa situazione, l’Ance ha proposto un modello di intervento pubblico-privato mirato a realizzare un Piano Casa incentrato sulla riqualificazione di aree degradate delle città italiane e sulla rifunzionalizzazione di alcune zone urbane attraverso la realizzazione di opere di pubblica utilità. Questa proposta potrebbe fornire una soluzione al problema abitativo per diverse fasce della popolazione, come studenti, residenti in strutture assistenziali, anziani e lavoratori, andando oltre il solo supporto ai dipendenti delle imprese.

Il Ddl Bilancio 2025 e la messa in sicurezza del territorio

L’apprezzamento dei costruttori va all’istituzione di un fondo per finanziare gli interventi di ricostruzione con una dotazione di 1.500 milioni di euro per il 2027 e di 1.300 milioni di euro l’anno a partire dal 2028.

Tuttavia, è fondamentale non trascurare la prevenzione, che attualmente manca nella Manovra. Gli eventi recenti in Italia e in Europa evidenziano l’urgenza di implementare un piano di prevenzione per ridurre il rischio di perdita di vite umane e i significativi danni economici causati da eventi naturali sempre più frequenti e devastanti. 

La proposta di Ance:

Resta prioritaria l’adozione di un piano di prevenzione e di messa in sicurezza del territorio contro i rischi naturali. In questo contesto, l’Ance esprime una valutazione fortemente negativa riguardo al taglio di 2,4 miliardi ai contributi per le regioni destinate alla messa in sicurezza del territorio e degli edifici nei prossimi dieci anni.

Il Ddl Bilancio 2025 e la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano

Il Ddl Bilancio 2025 sull’edilizia è carente anche in relazione alla riqualificazione energetica e strutturale degli edifici.

Manca una politica di medio termine, indispensabile per rispettare le disposizioni della direttiva sulle Case Green e per sviluppare un piano efficace di decarbonizzazione. 

Il taglio alle aliquote dei bonus edilizi inoltre, potrebbe favorire il ritorno al lavoro irregolare, generando un circolo vizioso che compromette la sicurezza dei lavoratori, l’efficacia degli interventi, la qualità abitativa, la competitività delle imprese regolari e persino le entrate fiscali.

Opere pubbliche e PNRR, i rischi futuri 

Le preoccupazioni di Ance si rivolgono poi anche alle restrizioni della manovra per il prossimo triennio. “Si riscontrano numerosi tagli a programmi di spesa riguardanti investimenti in opere pubbliche di competenza degli enti territoriali, per circa 8,9 miliardi di euro per il periodo 2025-2034, di cui 1,45 miliardi nel triennio 2025- 2027”, sottolinea la Brancaccio. Gli effetti negativi si avranno sugli interventi di rigenerazione urbana, sui fondi per la progettazione, sul rischio idrogeologico, ma anche sulle opere pubbliche 

“Parallelamente a questa lunga serie di tagli, la Legge di bilancio prevede l’istituzione di un maxi-fondo da 24 miliardi di euro per il finanziamento di investimenti e infrastrutture a partire dal 2027 che, come annunciato, dovrebbe garantire le risorse necessarie a dare attuazione a riforme e investimenti nel dopo PNRR. Se appare positiva la volontà di garantire una maggiore stabilità alla politica infrastrutturale, si evidenzia che la strategia si basa su una gestione centrale delle risorse che rischia di determinare un allungamento dei tempi di effettivo utilizzo dei fondi. Inoltre, la norma non precisa gli ambiti di utilizzo dei fondi, lasciando incerta la definizione delle priorità e quindi inficiando la possibilità di programmare al meglio le risorse”, sottolina la Presidente Brancaccio.

Caro materiali, quanto ci costi

Ultimo punto, ma non meno importante toccato da ANCE riguarda il mancato rinnovo dei fondi del DL aiuti in favore del caro materiali, problema che potrebbe rappresentare un ostacolo alla tempistica realizzazione dei cantieri in Italia.

Restano infatti elevati i prezzi dei materiali, più alti del 30% rispetto a 3, 4 anni fa. 

“Le imprese di costruzioni si trovano a dover sostenere aumenti dei costi insostenibili per tutti i contratti stipulati prima degli aumenti anomali. E’ quindi necessario che nel corso dei lavori parlamentari, venga trovato lo spazio per finanziare la proroga delle misure per evitare il blocco di migliaia di cantieri ad inizio gennaio e poter realizzare gli investimenti previsti nell’ambito del PNRR (e non solo) e garantire gli importanti effetti sulla crescita economica previsti dalla Manovra”. Secondo Ance stiamo parlando di ben 10 miliardi di euro di investimenti a rischio nel 2025 che, se sommati al pericolo dei cantieri bloccati, potrebbe annullare la crescita prevista per il 2025 e comportare un ridimensionamento delle rate del PNRR.

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