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Costo del Superbonus, CGIA: la detrazione che toglie ai poveri per dare ai ricchi

Costo del Superbonus
Closeup of hands holding cash

Utilizzando i 122,6 mld spesi per il Superbonus avremmo potuto demolire e ricostruire in classe A circa 800 mila case popolari”

Se lo Stato avesse utilizzato i miliardi investiti per ripagare il costo del Superbonus nell’edilizia pubblica, oggi avremmo 1,2 milioni di unità abitative in più.  E’ questo, in estrema sintesi, ciò che pensa la CGIA del Superbonus descritto come un “Robin Hood al contrario, ha tolto ai poveri per dare ai ricchi”.

Dall’ultimo report ENEA si evince il costo della misura, arrivata a superare la soglia dei 122,6 miliardi di euro di detrazioni; se questa somma fosse stata distribuita per la realizzazione di alloggi pubblici del valore di 100.000 euro cadauno, in linea teorica secondo l’Associazione Artigiani e PMI, avremmo potuto abbattere e ricostruire con soluzioni efficienti le 800mila case popolari presenti in Italia.

Si tratta ovviamente di una provocazione quella esposta dalla CGIA, che tuttavia si sofferma attraverso un report, ad illustrare in che modo il costo del Superbonus sia andata a discapito delle famiglie meno abbienti, favorendo invece i più danarosi.

Il Superbonus: misura solo per i ricchi

“Secondo la magistratura contabile, le detrazioni per il risparmio energetico estrapolate dalle dichiarazioni dei redditi Irpef relative all’anno di imposta 2021, hanno interessato il 5,6% dei contribuenti con meno di 40.000 euro di reddito e il 37% circa di quelli con oltre 150.000 euro”, si legge nel report CGIA.

Un conteggio che però non tiene conto del gettito fiscale legato alla misura del 110%, diretto ed indiretto, più volte messo sotto i riflettori dagli attori della filiera, tra i quali gli Ingegneri del CNI e Nomisma.
Eppure, anche a questa obiezione l’Associazione Artigiani riesce a rispondere: “se invece di ricorrere al Superbonus per incentivare quasi esclusivamente gli interventi di edilizia privata ci fossimo avvalsi di questa misura per costruire/rifare solo gli edifici residenziali pubblici, le conseguenze appena richiamate dai “sostenitori” del 110% sarebbero state praticamente le stesse”

Chi ci ha guadagnato?

Anche sotto il profilo dei risultati ambientali il report CGIA si esprime con scetticismo, richiamando le rilevazioni di Banca d’Italia, secondo la quale nello scenario migliore, i benefici del Superbonus compenserebbe i costi finanziari in una arco di tempo di quasi 40 anni

In termini strettamente economici, invece, tra il 2021 e il 2022 gli investimenti in edilizia residenziale sarebbero aumentati del 60%. Pur non essendo possibile quantificare l’incidenza degli incentivi fiscali su questo incremento, va comunque ricordato che l’incidenza sul Pil nazionale del settore delle costruzioni è poco meno del 6%. Una percentuale alla quale, secondo la CGIA, il Superbonus ha contribuito solo per 1,8 punti tra il 2021 ed il 2022.

15 mld di frodi e boom di inflazione

Nato male e proseguito peggio”, commenta la CGIA attraverso le pagine del suo report riferendosi ai fenomeni fraudolenti innescati dal Superbonus e dovuti anche alla giungla burocratica, spesso non chiara e difficile da interpretare, che in soli 4 anni è stata interessata da circa 280 modifiche normative. 

Accanto alla frodi riconducibili all’uso illegale dei bonus edilizi (circa 15 miliardi), si somma il venir meno del principio di concorrenza tra privati, che ha fatto impennare i costi dei materiali e della manodopera.

Quanti edifici sono stati riqualificati grazie al Superbonus?

Entro il 30 aprile scorso, gli interventi di efficientamento edilizio da Superbonus sono stati meno di 500.000. Una cifra di tutto rispetto che però spalmata sul patrimonio italiano, ha coinvolto solo il 4,1% del totale degli edifici residenziali. 

Quale Regione ha speso di più?

Sempre tenendo quale riferimento il report ENEA ed i dati Istat, la CGIA scende di scala, indagando quale sia stata la regione italiana che più ha contribuito a far lievitare il costo del Superbonus.

In rapporto al numero di edifici presenti sul territorio è il Veneto la regione che ha sfruttato di più il Superbonus, con un’incidenza percentuale di asseverazioni sul numero degli edifici residenziali esistenti pari al 5,6%, a fronte di 59.588 domande depositate.

Seguono l’Emilia Romagna con 44.364 asseverazioni e un’incidenza del 5,4%, il Trentino Alto Adige con 11.314 interventi e un tasso del 5,4%, la Lombardia con 77.992 asseverazioni e un’incidenza del 5,2% e la Toscana con 38.166 operazioni e anch’essa con un’incidenza del 5,2 %.  Per contro, a “snobbare” l’incentivo sono state le regioni del Mezzogiorno: Molise e Puglia, hanno agito solo sul 2,9% dei propri edifici residenziali. La Calabria sul 2,6% e la Sicilia sul 2,2 %.

Quanto è costato ristrutturare casa con il 110%?

A livello nazionale, l’onere medio a carico dello Stato per il costo del Superbonus è stato di 247.531 euro per edificio.

Il picco massimo in Valle d’Aosta con 401.671 euro per immobile residenziale. Seguono nella classifica delle Regioni più spendaccione, la Basilicata con 298.909 euro, la Liguria con 298.063 euro, la Lombardia con 295.222 euro e la Campania con 294.632 euro. Chiudono invece la graduatoria il Veneto con un costo medio per intervento di 194.896 euro per edificio, la Sardegna con 187.413 e, infine, la Toscana con 182.930 euro.

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