Rinnovabili • Le 3 soluzioni scelte dal WEF per ridurre il consumo energetico edifici

Le 3 soluzioni scelte dal WEF per ridurre il consumo energetico degli edifici 

Secondo il World Economic Forum (WEF) ridurre il consumo energetico edifici potrebbe generare benefici ambientali a cascata, contendendo di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione che ci siamo prefissati

Le 3 soluzioni scelte dal WEF per ridurre il consumo energetico edifici
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Consumo energetico degli edifici, come ridurre l’intensità energetica?

Gli attuali alti livelli di emissioni e di consumo energetico degli edifici offrono un’enorme opportunità. Una frase senza dubbio particolare, ma che apre la porta ad una serie di interpretazioni di grande rilevanza. L’autore è il World Economic Forum (WEF) secondo il quale se riducessimo l’intensità energetica degli edifici del 38% sarebbe possibile tagliare la domanda energetica globale del 12%.

Ma come raggiungere questi obiettivi? Ancora una volta è il WEF che individua tre soluzioni possibili e già oggi attuabili, grazie a cui sarebbe possibile ridurre drasticamente l’impronta di carbonio del settore. 

Progettazione sostenibile 

Il primo esempio concreto citato dal World Economic Forum e che potrebbe contribuire a ridurre il consumo energetico degli edifici è un prototipo di abitazione sviluppato da Velux per la Danimarca. 

L’edificio progettato e concretamente realizzato ha un’impronta di carbonio 3 volte inferiore rispetto ad una casa di dimensioni simili, ma costruita in metodi tradizionali. 

Il risultato è stato battezzato “Living Places”, un prototipo disponibile in 7 differenti configurazioni in base alle esigenze dei futuri occupanti, nel quale ogni componente è stato accuratamente selezionato per soddisfare i requisiti di miglior prezzo, massimo comfort indoor e minima impronta di carbonio. Non solo. 

L’edificio danese è immaginato per essere smontabile a fine vita e riciclato in ogni sua componente, elemento che abbatte non poco il consumo energetico incorporato dell’edificio.

Ristrutturare l’esistente 

Il secondo suggerimento pratico del WEF risponde ad un’esigenza collettiva: la necessità di accelerare il rinnovamento del patrimonio edilizio esistente. Soffermandosi sull’Europa, il tasso di riqualificazione attuale è fermo solo all’1%. Ma per mantenerci in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, dovremmo riuscire come minimo a raddoppiare il ritmo, garantendo la ristrutturazione profonda di almeno il 2,5% degli edifici nelle condizioni peggiori.

Secondo il WEF questa pratica sarà necessaria anche per adeguare, ai nuovi standard, edifici ancora in ottime condizioni, ma “vecchi” dal punto di vista energetico. Le dinamiche su cui intervenire e che andranno modificate sono: 

  • un massiccio retrofitting degli edifici non potrà avvenire senza prima adeguare anche il sistema finanziario e di incentivazione di queste pratiche premianti dal punto di vista energetico. 
  • sarà inoltre necessario sviluppare modelli energy-as-a-service che permettano a fornitori di energia e clienti di condividere benefici, ed agli occupanti di condividere l’investimento,
  • l’offerta di polizze assicurative contro i rischi da sottoscrivere congiuntamente da proprietari immobiliari, ristrutturatori e assicuratori eliminerebbe le barriere create dalle parti che ritengono di non avere capacità di rappresentanza,
  • sarà poi indispensabile una maggiore collaborazione tra le autorità cittadine e gli istituti di ricerca, per garantire la disponibilità di un bacino di talenti qualificati per realizzare progetti di ammodernamento,
  • allo stesso modo anche il sistema industriale dovrà imparare ad interagire con il sistema per creare una rete efficace per il riciclo dei materiali rimossi durante la ristrutturazione ed il successivo riutilizzo in altri progetti.

Innovazione nei materiali da costruzione

L’ultimo dei 3 suggerimento del WEF per ridurre drasticamente il consumo energetico degli edifici, punta all’innovazione.

I materiali moderni devono essere in grado di soddisfare credenziali climatiche notevoli, combinando anche differenti funzioni. I materiali a cambiamento di fase o il vetro basso emissivo sono ottimi esempi, capaci di limitare il surriscaldamento senza compromettere il comfort interno.

L’evoluzione deve avvenire anche nelle tecniche di costruzioni. E’ questo il caso delle recenti sperimentazioni del cosiddetto raffreddamento radiativo, dove è l’involucro stesso dell’edificio a garantire la rifrazione della radiazione infrarossa per ridurre il carico termico.

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