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Caro Materiali, necessaria proroga del Fondo o il mercato si fermerà

Caro Materiali
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Il costo delle materie prime edili è mediamente più elevato del 20% rispetto ai livelli pre-Covid

A dicembre 2024 il provvedimento contro il caro materiali scadrà e se non verrà adeguatamente finanziato moltissimi cantieri saranno a rischio chiusura. A lanciare il primo grido d’allarme è Ance in una intervista della Presidente Federica Brancaccio ad Adnkronos. 

Il rischio è di ritrovarci con prezzi da era pre-Covid” sottolinea l’Associazione ricordando però come il problema abbia ripercussioni ben più complesse.

Atteso un calo nel mercato delle costruzioni

Il contributo contro il caro materiali, proveniente dal Fondo Opere Indifferibili ha permesso di saldare i conti del 2023. Purtroppo però molte imprese aspettano ancora i pagamenti del 2022 , un vero “cortocircuito burocratico” ed una situazione al limite del paradossale. 

“Come si può pretendere che le aziende rispettino tempi strettissimi quando devono fare i conti con ritardi mostruosi nei pagamenti?”, sottolinea la Brancaccio  evidenziando “l’assurdità di una situazione che penalizza gravemente un settore che nel 2024 rischia di cedere il 7,4%”. Un dato, quello del calo negli investimenti nel settore delle costruzioni, che l’ultimo rapporto Cresme identifica come ancora più elevato (-9,5%). 

Ad aggiungere benzina sul fuoco ci pensa il PNRR, anch’esso “intrappolato nelle lungaggini burocratiche” con una spesa che procede a rilento e fondi destinati alle stazioni appaltanti che non arrivano. Il problema è che proprio le opere pubbliche e gli appalti del PNRR dovrebbero essere il salvagente per il comparto edilizio del prossimo futuro.

Il caro materiali ha rappresentato un problema di grande rilevanza del 2020. I costi si sono progressivamente ridotti negli anni, mantenendosi però mediamente più elevati del 20% rispetto ai livelli preCovid, soprattutto per quanto concerne le materie prime edilizie. 

L’unica soluzione possibile al caro materiali

La speranza, osserva Brancaccio, è che questi ritardi nell’assegnazione dei fondi Pnrr siano dovuti a difficoltà burocratiche, “e non a un problema ben più grave, come la mancanza di copertura finanziaria”. Gli appalti pubblici avranno il compito di compensare l’inevitabile contrazione del mercato delle riqualificazioni (-26,5%) per evitare lo stallo del settore edile. Ma se il caro materiali ed il caro prezzi non saranno adeguatamente tenuti in considerazione, a rimetterci saranno le imprese. 

Come sottolinea l’ANCE, i problemi emergono durante la fase esecutiva nonostante i bandi si chiudano in tempo, tema sul quale anche l’UE ha iniziato ad indagare. 

“Basta una minima modifica al progetto, come una variante ambientale, e il processo si inceppa. Sulla carta ci sono semplificazioni, ma nella pratica si deve spesso ripartire da capo”, denuncia.  

Secondo la Presidente di Ance, è necessaria una politica di investimenti strutturali che riparta da due pilastri fondamentali: 

Energia e sostenibilità sono essenziali – prosegue la Brancaccio – ma bisogna garantire un sostegno continuo per le fasce di reddito più basse e le aree più bisognose”.

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