
I benefici della building automation per la sostenibilità e l’efficienza energetica
Qual è il ruolo della ruolo presente e futuro della building automation? Ne abbiamo discusso durante KEY 2025 con Saul Fava, vice presidente Schneider Electric.
Come ha visto evolversi il concetto di building automation negli ultimi anni e quali sono le principali tendenze che stanno plasmando il futuro degli smart building?
La tecnologia di building automation è sul mercato da decenni ed è ormai consolidata. Negli ultimi anni si sono evolute l’ampiezza dell’applicazione e la diffusione di mercato, e la tecnologia sta rivestendo un ruolo sempre più importante per via dei processi di elettrificazione.
Questo anche in virtù dell’EPBD3 (Energy Performance of Buildings Directive) i cui primi effetti si vedono già sul mercato e dell’imminente adozione dell’EPBD4, la cosiddetta Case Green.
C’è stato indubbiamente uno sviluppo tecnologico di protocolli come pure una maturazione dell’offerta. Nei fondamentali, la building automation ha sempre gestito carichi di macchine e utenze integrandoli, ma fino a dieci anni fa era un po’ accessoria, di nicchia, invece adesso sta acquisendo un ruolo fondamentale per raggiungere i livelli di comfort desiderati e i livelli di efficienza richiesti da mercato.
In che modo il machine learning, l’IA e tutte le applicazioni IoT stanno influenzando la gestione e l’efficienza degli edifici moderni? Può fornirci esempi concreti di implementazioni di successo?
Il confine tra le capacità di elaborazione di funzionalità non riconducibili all’intelligenza artificiale ma alla tecnologia di automazione, e quelle dell’intelligenza artificiale è abbastanza sottile.
Oggi troppo spesso il termine intelligenza artificiale viene abusato e spesso è abbinato a logiche e algoritmi di regolazione che in realtà non hanno necessità dell’intelligenza artificiale per poter operare.
Indubbiamente questa complessità di logiche e di regolazione si sta spingendo in generale nella traiettoria di dover fare un arbitraggio evoluto tra necessità di autoconsumo e necessità di autoproduzione.
Qualche anno fa la gestione era “semplice”, la building controllava i soli carichi legati all’HVAC consumando energia dalla rete e questo era lo scopo principale. Oggi invece i sistemi di BMS (Building Management System) hanno un ambito d’azione decisamente più ampio, comprendendo ad esempio sistemi di safety e security.
Si deve necessariamente tenere conto anche della produzione di energia da fonti rinnovabili per ottimizzare i consumi, del sempre crescente utilizzo dei veicoli elettrici che hanno il punto di ricarica negli edifici e domani con la diffusione dei sistemi BESS (Battery Energy Storage System) che porrà il problema di gestire l’autoproduzione con meccanismi di storage e di interconnessione con la rete.
Quindi da una mera gestione della domanda che tipicamente era quella della gestione dei carichi ottimizzati nel comfort, ci si sta spostando verso livelli alti di comfort e di sostenibilità e verso una gestione integrata dell’autoproduzione che deve seguire la logica di ottimizzazione dei carichi.
Schneider Electric ha sviluppato la piattaforma EcoStruxure per gli edifici come piattaforma per l’integrazione dei sistemi negli edifici intelligenti. Di recente, avete lanciato il Building Decarbonization Calculator per aiutare le aziende a valutare il loro impatto ambientale. Quali vantaggi offrono in termini di integrazione dei sistemi e come contribuiscono a migliorare l’efficienza operativa e il comfort degli occupanti?
Questo è un bel tema perché è indubbio che la building automation ha un risvolto e un beneficio dal punto di vista della sostenibilità e dell’efficienza energetica tanto da essere inserita nella nuova EPBD4 e, come vedremo nel 5.0, addirittura trainante in diversi ambiti.
È più difficile razionalizzare ex ante qual è il beneficio perché mentre su una pompa di calore e su una caldaia basta leggere il dato di targa a parità di impianto e di distribuzione, con la building automation il risparmio passa attraverso l’implementazione di logiche di come poi quell’edificio è chiamato a funzionare e quindi di come deve operare. Quindi questa parte è indubbiamente più complessa, ma la normativa è dalla nostra parte.
Per rispondere a questa esigenza, abbiamo creato una serie di documenti e strumenti che si appoggiano come base fondante alla normativa 52120 in cui il normatore ha di fatto lavorato su un campione rappresentativo di edifici (scuole, ospedali, retail) per diversi cluster andando a quantificare quello che è il beneficio ottenibile arrivando a definire dei benchmark di risparmio.
Abbiamo fatto leva su questa normativa tecnica per sviluppare degli strumenti che aiutino a capire quali sono l’architettura attuabile, il relativo beneficio abbinabile a quell’architettura di sistema che viene implementata e quant’è poi l’investimento associabile a livello budgettario.
L’obiettivo è riuscire a quantificare il ritorno dell’investimento che è tipicamente molto veloce, ma ha bisogno di avere delle basi di oggettivizzazione che abbiamo cercato di dare con questi strumenti che oggi sul mercato sono molto apprezzati.
Osservando le ultime novità legislative come l’EPBD4 e il Piano di Transizione 5.0 è chiaro che i sistemi BMS saranno una delle tecnologie trainanti del prossimo futuro. Qual è il loro valore aggiunto e in che modo un’azienda come Schneider Electric può contribuire?
Il valore aggiunto è innegabile. Abbiamo parlato prima delle necessità di avere edifici intelligenti che sappiano gestire in modo oculato il processo di elettrificazione che sta avvenendo, con pompe di calore, rinnovabili, auto elettriche, elevati livelli di comfort.
Rispondendo al tema della 5.0, che ricordo ha come base fondante il risparmio energetico dell’asset o del processo/servizio, con le ultime novità emesse dal MIMIT a fine 2024, è stato dato al BMS un ruolo fondamentale e addirittura trainante sulle tecnologie e gli impianti tecnologici di edificio.
Questo vuol dire che in un edificio del terziario, per poter beneficiare degli incentivi 5.0 e dimostrare un risparmio energetico, il BMS diventa attore fondamentale a cui poi connettere tutti gli impianti di generazione (ad esempio pompe di calore, caldaie…) o impianti di illuminazione.
Quindi il ruolo è chiave, il BMS diventa il centro della gestione efficiente di apparecchiature efficienti, con la logica che l’intelligenza di edificio aiuta a gestire al meglio apparecchiature o tecnologie che sono state progettate in modo efficiente, ma che hanno bisogno di essere gestite in modo intelligente.
Posso avere anche una macchina efficiente, ma se la lascio funzionare quando non serve sono nell’ambito dello spreco.
Quali sono le principali sfide e opportunità che vede nel mercato italiano per l’adozione diffusa di soluzioni di building automation e smart building?
Le opportunità sono tante, è una concausa di fattori. Da una parte il PNRR che sta iniettando capitali nella riqualificazione, pensiamo ai crediti d’imposta nel mondo degli hotel, pensiamo agli investimenti nell’ambito del pubblico, pensiamo a quella quota parte di capitale dei fondi europei che viene messa a disposizione per la transizione 5.0.
L’altro elemento è dato dalla normativa EPBD che definisce dei criteri minimi di automazione necessari che devono essere attuati in ambito di riqualificazione di nuovi edifici, viene fatto con una logica lungimirante, consapevole del fatto che il BMS può introdurre i benefici di cui parlavamo prima.
Si pensi che la superficie a cui si applicheranno questi sistemi da quest’anno sono 1.500-2.000 m2, la richiesta al 2030 è che i sistemi di automazione si applichino per superfici tra i 500 e i 1.000 m2, quindi stiamo parlando di poco più di un’abitazione.
Indubbiamente la diffusione è notevole, a questo si abbina l’operatore privato, in particolare i gestori di fondi che traguardano nelle diverse asset class prestazioni più elevate in termini di sostenibilità e decarbonizzazione per rendere il loro immobile più attrattivo sul mercato, facilitando l’attrattività in termini di time to rent o di time to market.
Questo è l’altro grande elemento, quindi incentivi nel mondo pubblico e incentivi nel mondo privato, che darà una forte accelerazione a questo mercato, di fatto la sta già dando.
Noi ci stiamo attrezzando per mettere a disposizione degli operatori del mercato strumenti, risorse e competenze che li aiutino ad accompagnare in questo percorso di evoluzione.
Come immagina il futuro degli smart building nei prossimi 5-10 anni e quale sarà il ruolo di Schneider Electric in questo contesto?
Nei prossimi cinque anni gli smart building dovranno sicuramente gestire un arbitraggio tra autoproduzione, autoconsumo, consumo e storage.
Questo richiederà la capacità dei sistemi di dare priorità alle fonti e se dovesse partire anche il mercato della flessibilità sugli usi finali anche interagire anche con una rete elettrica che manderà segnali di prezzo e di potenza.
In questo scenario futuristico, di cui non si vedono le premesse, in cinque anni – indipendentemente dalla maturità del mercato della flessibilità – avremo edifici che dovranno fare arbitraggio tra autoconsumo, autoproduzione e storage e edifici che saranno progressivamente più intelligenti in virtù degli obblighi che arriveranno e della spinta dei piani di sostenibilità.