Blockchain e Non fungible token (Nft), hanno un potenziale enorme per modernizzare il mercato immobiliare e quello catastale. Ma non per tutti i Paesi europei l’integrazione è di semplice attuazione, come nel caso dell’Italia
I Token digitali di proprietà di un bene offrirebbero una garanzia di imparzialità e immutabilità dei dati
Per come è concepita la nostra società odierna, i dati hanno pressoché un valore inestimabile. Nel mercato immobiliare questa fitta rete di informazioni consente di identificare i beni, attribuire un valore, determinare gli aspetti giuridici ed economici, aggiudicando al contempo finanziamenti ed ipoteche. Una mole di risorse impossibile da gestire solo a livello umano, ma che la digitalizzazione e l’Intelligenza Artificiale possono mettere a sistema, svelando connessioni altrimenti nascoste. In questo contesto, le tecnologie come la Blockchain e il Non fungible token (Nft) possono fare la differenza, migliorando l’efficienza del catasto, aumentando la sicurezza della pubblicità immobiliare, ma anche generando valore aggiunto non solo a livello nazionale.
Il potenziale offerto da queste due tecnologie emergenti prova a tracciarlo Luca Amico, con un contributo pubblicato nell’ultima edizione della rivista scientifica Territorio Italia dell’Agenzia delle Entrate. La prospettiva è quella di creare un registro dei diritti immobiliari europei che possa facilitare la circolazione dei beni anche a livello europeo, con token digitali di proprietà contenente tutte le informazioni sull’immobile di natura cartografica, estimativa e catastale. Il sistema può consentire una maggiore integrazione tra le diverse agenzie governative e tra le parti interessate alla gestione dell’immobile, inserendo nello stesso “blocco” di dati informazioni più ampie anche riguardati i rilievi geospaziali o le mappe interattive.
Data is the new oil
Coniata qualche anno fa dal matematico inglese Clive Humby, la frase “Data is the new oil” si riferisce chiaramente all’inestimabile valore che oggi rivestono i dati, un valore al pari di quello che un tempo era attribuito al petrolio. Nel campo della land registration la differenza potrebbero farla blockchain e Nft. Stiamo parlando di un “registro digitale costituito da blocchi di dati tra loro concatenati, organizzato secondo un modello decentrato e distribuito all’interno di una rete”. Se è vero che queste innovazioni permetterebbero di velocizzare l’accesso alle informazioni a livello globale, assicurando trasparenza ed efficienza a più livelli, è anche vero, come sottolinea Luca Amico, che non tutti i Paesi si prestano ad una rapida integrazione di queste tecnologie emergenti. Blockchain e Nft trovano più difficoltà di attuazione in Paesi con una maggiore complessità giuridica, (come il caso dell’Italia) dove gli standard sono definiti da istituzioni ultrasecolari.
Una rivoluzione non semplicissima, eppure la blockchain potrebbe trasformarsi in “una delle principali opportunità per la digitalizzazione e l’automazione dei processi, in modo che le transazioni immobiliari possano essere registrate in modo sicuro e trasparente, eliminando la necessità di documenti cartacei e riducendo i costi e i tempi di elaborazione”.
Il caso svedese e quello italiano
Per dimostrare la fattibilità della sua teoria di integrazione tra blockchain e Nft nel sistema immobiliare, Luca Amico cita l’esempio della Svezia che da anni ha intrapreso una digitalizzazione della pubblica amministrazione utilizzando infrastrutture digitali avanzate.
Dal 2016, la Svezia ha implementato un programma per applicare la blockchain ai registri immobiliari con l’obiettivo di migliorare la trasparenza e l’efficienza del processo di registrazione fondiaria. Grazie a questo progetto si sono notevolmente snelliti i processi burocratici, si sono ridotti i tempi ed è migliorato il rapporto tra cittadini, imprese e governo.
Il caso svedese serve da modello per altri paesi, in particolare quelli in via di sviluppo, che stanno conducendo sperimentazioni con lo stesso obiettivo.
In Italia la digitalizzazione della PA è avvenuta soprattutto sotto il profilo tecnico, sfruttando il supporto informatico per uniformare processi e procedure per ottenere un modello di riferimento unico per tutti, facile da valutare e comparare e non più soggettivo. Il controllo umano resta però cruciale in questi processi. Al contrario a livello giuridicio, il mercato immobiliare italiano “mal si presta a una ulteriore evoluzione utilizzando la blockchain”. “Se infatti questa tecnologia ha dalla sua la possibilità di disintermediazione legata alla “notarizzazione” informatica dei documenti e la capacità – tramite le chiavi di accesso – di identificare con certezza le parti che partecipano nel titolo giuridico, la normativa italiana offre anche un complesso sistema di controlli a tutela del cittadino e, più in generale, del patrimonio immobiliare, che non si possono delegare a un codice informatico”.
Secondo Luca Amico però l’integrazione della tecnologia blockchain e Nft anche Italia è certamente possibile, andrà però affrontata con un approccio differente che lo studioso definisce come una “innovazione nella conservazione, un esempio di umanesimo digitale”.
Per approfondire l’argomento leggi qui il contributo completo di Luca Amico.