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Blocco cessione credito: distrutti 1 mln di posti di lavoro

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Domani a Roma la manifestazione della Class Action Nazionale dell’Edilizia contro l’art. 28 ed il blocco alla cessione del credito

(Rinnovabili.it) – Non smette di far parlare di sé il temuto articolo 28 del Decreto Sostegni Ter, ovvero colui che ha bloccato ad una sola volta la possibilità della cessione del credito per lavori connessi ai bonus.

Che i professionisti del settore non fossero d’accorso con queste inaspettate restrizioni, era ormai chiaro. I tentativi di Ance prima della pubblicazione in GU del Decreto e la lettera congiunta presentata dalla Rete Professionisti Tecnici e da tutti gli addetti ai lavori, ha puntato il riflettore sul drammatico problema.

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Perchè è proprio di un dramma che si parla. Il motore trainante di questi mesi del settore edile più che i bonus edilizi in sé sono state le opzioni alternative alla detrazione diretta in dichiarazione: ovvero lo sconto in fattura e la cessione del credito.

Ma bloccando ad una sola la cessione, molti istituti di credito hanno sospeso l’acquisizione di ulteriori crediti rispetto a quelli già avviati. Risultato, se le imprese non potranno più cedere il credito acquisito, convertendolo in denaro, perderanno gran parte della loro liquidità rischiando il fallimento.

Cassa depositi e Prestiti e Poste Italiane bloccano l’acquisizione di crediti

Per intervenire prima che sia troppo tardi, il deputato Alessio Villarosa organizzato una Class Action Nazionale dell’Edilizia, che manifesterà domani 28 febbraio, in piazza della Repubblica a Roma.

“Gli effetti dell’art. 28 saranno devastanti per il mercato”, si legge nel comunicato che accompagna la Class Action. Se le cose resteranno così, circa 1 milione di posti di lavoro saranno a rischio, afferma Villarosa.

Se le banche possono acquisire crediti fiscali che poi non possono cedere nuovamente (come invece operato fin oggi), acquisiranno solo i crediti che serviranno a loro volta per pagare le loro tasse per i prossimi 5 o 10 anni”, Prosegue Villarosa. “Il problema è che molti istituti, ad oggi, hanno già raggiunto la loro saturazione sospendendo l’acquisizione di crediti ulteriori, già da Febbraio 2022. CDP (Cassa Depositi e Prestiti) il 2 Febbraio ha dichiarato che non acquisirà ulteriori crediti fiscali sin dal giorno del comunicato stesso”.

Con la manifestazione di domani, la Class Action spera di cambiare l’art. 28 prima dei 60 giorni canonici che trasformeranno il decreto in Legge.

L’appoggio arriva unanime da tutto il comparto, in primis dal Consiglio Nazionale PPC attraverso le parole del Presidente Miceli, “Di questa modalità non vogliamo essere, in alcun modo, complici. Per evitare il peggio bisogna subito intervenire per modificare il decreto e ricondurlo entro il confine del buon senso. Per questo motivo sentiamo la grande responsabili di manifestare con fermezza l’urgente necessità che le proposte da noi formulate vengano assolutamente accolte”.

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