Secondo quanto riportato nel PNRR i fondi destinati al Superbonus (13,95 miliardi di euro) avrebbero dovuto consentire di ristrutturare 100.000 edifici entro il 2026 con una riduzione delle emissioni attesa a regime di 667 migliaia di tonnellate di CO2 all’anno.
L’intervento della Banca d’Italia in merito agli effetti macroeconomici dei bonus edilizi
(Rinnovabili.it) – I benefici ambientali di Superbonus e Bonus Facciate hanno prodotto un risultato tale da giustificarne al spesa sostenuta per le casse dello Stato? Secondo Bankitalia la risposta è negativa. Il rapporto tra costi e benefici della misura più discussa degli ultimi anni, è stato espresso in occasione dell’Audizione in Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, dedicata all’indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici e di finanza pubblica derivati dai bonus edilizi.
Non si possono ottenere benefici senza cambiare stile di vita
In Italia il consumo energetico dovuto al settore residenziale e dei servizi, escludendo i trasporti, copre il 23% delle emissioni nazionali di gas serra. Puntare all’obiettivo della decarbonizzazione totale entro il 2050 implica inevitabilmente anche l’intervenire sul patrimonio edilizio migliorandone le prestazioni. Tuttavia secondo la Banca d’Italia l’efficientamento del patrimonio da solo non basta. Si torna a parlare di quello che alcuni ricercatori della Cambridge avevano definito “effetto rimbalzo”, ovvero la casa diventa più efficiente e permette di ridurre gli sprechi, risparmiando di conseguenza denaro in bolletta. Questo risparmio però può essere interpretato da alcuni utenti come un lasciapassare per “potersi concedere di più” tornando a consumare livelli di energia vicini alla pre-riqualificazione, ma per altri scopi. “Ad esempio – commenta Bankitalia – se un nuovo sistema di riscaldamento consentisse di ottenere una data temperatura a un costo minore, gli abitanti dell’edificio potrebbero decidere di utilizzare tali risparmi per ottenere una temperatura maggiore. Studi empirici hanno dimostrato che questi aspetti comportamentali sono quantitativamente rilevanti; bisogna pertanto tenerne conto nelle stime di effettiva riduzione dei consumi e abbattimento delle emissioni previste per gli interventi di ristrutturazione edilizia”.
Analizzando i bonus edilizi sotto questa lente è chiaro dunque che l’obiettivo cambia.
“Secondo quanto riportato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, i fondi del Piano destinati al Superbonus (13,95 miliardi di euro) avrebbero dovuto consentire di ristrutturare 100.000 edifici entro il 2026 – prosegue Bankitalia – con una riduzione delle emissioni attesa a regime di 667 migliaia di tonnellate di CO2 all’anno. Ad oggi, non è disponibile una valutazione ufficiale dell’impatto sulle emissioni del Superbonus nella sua interezza”.
Ma allora quali sono i reali benefici ambientali del Sueprbonus?
Secondo Banca d’Italia l’analisi costi-benefici di una politica climatica può essere condotta mettendo a confronto “il suo costo con il valore monetario attualizzato della riduzione attesa delle emissioni di gas serra”, ovvero quanti danni futuri climatici questa misura sarà in grado di evitare.
In termini tecnici questa stima si definisce Social Cost of Carbon può variare da una decina e centinaia di euro per tonnellata di CO2. Il valore cambia a secondo del tasso di sconto utilizzato per attualizzare questi danni futuri e in base al reddito del Paese considerato, in virtù del fatto che i luoghi a più basso reddito sono anche i più soggetti ai danni climatici.
“Adottando un tasso di sconto di poco inferiore al 2 per cento, in linea con alcuni contributi recenti nella letteratura sul tema, e assegnando un peso relativamente maggiore ai danni che si verificheranno nei paesi a basso reddito, i benefici ambientali del Superbonus ripagherebbero i costi finanziari in circa 40 anni. Adottando tassi di sconto più alti o ponderando i danni in modo uniforme fra i diversi paesi, il valore monetario dei benefici ambientali risulterebbe invece inferiore ai costi”.
L’impatto del Superbonus e del Bonus Facciate sui conti pubblici
“Secondo il Dipartimento delle finanze nel tempo le stime dell’impatto complessivamente atteso sui conti pubblici di queste due misure sono state significativamente riviste al rialzo. Nel quadro tendenziale dell’ultima Nota di Aggiornamento del DEF, pubblicata all’inizio di novembre 2022 erano inclusi oneri per circa 19 e 61 miliardi rispettivamente per il Bonus facciate e per il Superbonus. Peraltro, sulla base della sua attività di monitoraggio, lo stesso Dipartimento non escludeva la necessità di un’ulteriore revisione al rialzo delle stime”.
A queste, prosegue Bankitalia, vanno aggiunte le informazioni rilasciate dall’Istat in occasione dell’audizione sui crediti d’imposta di metà marzo, che aggiunge al conto totale altri oneri per il triennio 2020-22 pari a quasi 90 miliardi.
Il settore delle costruzioni ha però fatto da traino negli ultimi anni
E’ bene però ricordare, come anche fatto in Audizione dalla stessa Banca d’Italia, che a fine 2022 il valore aggiunto delle costruzioni, che rappresenta circa il 5 per cento del valore aggiunto totale, era “cresciuto in termini reali di quasi 30 punti percentuali rispetto al livello medio del biennio pre-crisi 2018-19, contro 2 punti dei servizi e una lieve riduzione nell’industria in senso stretto”.
Sempre a fine 2022 e rispetto allo stesso biennio, gli investimenti nelle costruzioni residenziali sono risultati più elevati di quasi il 40%, e quelli in altre tipologie immobiliari più elevati di oltre il 30%.
I bonus edilizi nel 2021-2022 hanno segnato inoltre una spesa aggiuntiva “pari a poco meno della metà del valore degli investimenti che hanno goduto delle agevolazioni. Accanto alla spesa addizionale, vi è infatti una quota di spesa che le famiglie avrebbero effettuato anche in assenza di agevolazioni (sia relativa a progetti già programmati sia a progetti che ne hanno sostituiti altri di importo simile)”.
Le conclusioni negative secondo Banca d’Italia
“Come da noi sottolineato più volte in passato, tali agevolazioni hanno un costo rilevante per i conti pubblici che va valutato considerando il minore impatto di questa tipologia di investimenti sulla produttività e sulla crescita economica nel lungo periodo rispetto a possibili impieghi alternativi. Inoltre, detrazioni con aliquote pari o superiori al 100 per cento possono accrescere i costi, dato che il contribuente – non partecipando in alcun modo alla spesa o partecipando in modo limitato – non ha interesse a contenerli. Il costo degli interventi si è rivelato molto superiore alle stime iniziali”.
“Superata questa fase di discussione e ripensamento del Superbonus e delle altre agevolazioni per l’edilizia, andrà fatto uno sforzo per disegnare incentivi in materia di efficienza energetica che siano stabili nel lungo periodo (dovendo produrre effetti coerenti con gli impegni presi dall’Italia in ambito europeo) e sostenibili per le finanze pubbliche; efficienti ed efficaci, cioè in grado da un lato di massimizzare la quota di investimenti “aggiuntivi” e dall’altro di avere un impatto significativo su una quota ampia del patrimonio immobiliare; equi, cioè tali da concentrare le risorse sulle famiglie più bisognose (a beneficio anche della loro efficienza)”.