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Abusivismo edilizio, Legambiente: 83.430 ordinanze di demolizione mai eseguite

Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia le Regioni maggiormente soggette all'abusivismo edilizio senza demolizione, dal 2004 eseguire solo il 15,3% delle ordinanze

Abusivismo edilizio
Foto di Ruslan Khadyev su Unsplash

Presentato a Roma il III Rapporto di Legambiente sull’abusivismo edilizio

(Rinnovabili.it) – A poche settimane dal vociferarsi su un potenziale Condono edilizio, arriva puntuale il III Report di Legambiente “Abbatti l’abuso”, presentato oggi a Roma e che lascia ben poco spazio all’immaginazione, fotografando un Paese costellato di opere incompiute, incomplete e soprattutto illegali. Stiamo parlando di 83.430 ordinanze per l’abbattimento di opere oggetto di abusivismo edilizio, una ogni 310 cittadini.

Abbatti l’abuso”, il mattone illegale spopola nei comuni costieri

Secondo il report di Legambiente, l’abusivismo edilizio si concentra soprattutto al sud e lungo le coste. Nella penisola si fa fatica a demolire mentre aumentano le ordinanze. Campania, Lazio, Puglia, Calabria e Sicilia le regioni più a rischio dove il numero delle demolizioni, dal 2004 al 2022, è stato pari al solo 15,3% dei 70.751 immobili abusivi per i quali è stato stabilito l’abbattimento.

Annoverando nel conteggio anche le risposte parziali al monitoraggio dell’associazione, si arriva a superare le 83mila ordinanze di demolizione.

Sono i Comuni Costieri a detenere il primato per l’abusivismo edilizio, dove la media delle ordinanze di demolizione arriva a 395,9 unità a Comune, cinque volte quella relativa ai Comuni dell’entroterra.

Voti negativi anche ai sette Municipi di Roma che hanno fornito i dati sull’abusivismo edilizio nei loro territori: a fronte di ben 2.676 ordinanze di demolizione emesse ne sono state eseguite solo il 12,2%. La correlazione con la presenza mafiosa nelle regione maggiormente soggette al “mattone illegale” salta immediatamente all’occhio ed è facilmente riscontrabile anche nel Report Ecomafia della stessa associazione ambientalista.

A frenare il processo di risanamento delle aree massacrate da decenni di anarchia urbanistica e illegalità – commenta Laura Biffi, coordinatrice dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente – è quella politica, locale e nazionale, che, a dispetto della consapevolezza maturata tra i cittadini, rimane ostaggio di interessi a breve e brevissimo termine. Tra tentativi di condono, più o meno espliciti, proclami a favore di un falso “abusivismo di necessità” e disinteresse al tema, si continua – nei fatti – ad avallare il “mattone illegale”. Nell’ultimo rapporto sul BES dell’Istat, realizzato in collaborazione con il Cresme, l’abusivismo edilizio è stimato in crescita del 9,1%. E la situazione nelle regioni del Sud viene definita come “insostenibile”, con 42,1 abitazioni costruite illegalmente ogni 100 realizzate nel rispetto delle regole”.

Le proposte di Legambiente

Le ordinanze vengono emesse, ma non si arriva quasi mai a demolire. Per arginare il problema dell’abusivismo edilizio, Legambiente ha stilato sei proposte per il Governo Meloni:

  1. Maggiori responsabilità ai prefetti, se necessario anche con un nuovo intervento normativo;
  2. Danno erariale, causato dalle mancate entrate nelle casse comunali del corrispettivo economico dovuto per l’occupazione da parte degli abusivi di immobili non demoliti e diventati di proprietà comunale.
  3. Prescrizione e demolizione. Per quanto riguarda le demolizioni per via giudiziaria, alla base degli interventi deve essere posta la sentenza che accerta il reato e non, invece, quella di condanna del reo.
  4. Ricorsi al Tar. È necessario prevedere lo stop all’iter di demolizione solo in presenza di un provvedimento di sospensione da parte di un tribunale, altrimenti non c’è motivo per bloccare le procedure.
  5. Chiusura delle pratiche inevase di condono. Legambiente propone di istituire un fondo di rotazione con uno stanziamento pari a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026.
  6. Emersione degli immobili non accatastati. L’Agenzia delle entrate rende disponibili le informazioni relative ai fabbricati non accatastati acquisite sulla base delle immagini aeree e delle verifiche di cui al DL 78/2010, ai ministeri dell’Ambiente e Sicurezza energetica, delle Infrastrutture, ai Comuni e ai Prefetti per la verifica della regolarità edilizia e non solo fiscale.