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RinnovAzioni: l’educazione sostenibile, in pratica

Lunedì 21 novembre Rinnovabili.it presenterà la nuova sezione RinnovAzioni all’università eCampus di Roma. In vista dell’incontro, abbiamo chiesto ai curatori Daniela Martinelli e Francesco Pigozzo di illustrare la genesi di questo progetto e la sua importanza per imparare ad affrontare la crisi dell’insostenibilità umana sul Pianeta

(Rinnovabili.it) – Una comunità educante che riflette, dibatte, agisce in modo corale e critico. Al centro, due domande che sono più intrecciate di quanto sembri a prima vista: cosa significa essere cittadini e cittadine oggi, e cosa significa sostenibilità. È questo il perimetro, mobile e in divenire, di RinnovAzioni, la nuova sezione di Rinnovabili.it dedicata alla formazione e alle connessioni tra crisi ambientale – dove ambiente significa anche quello sociale e istituzionale costruito dagli esseri umani – ed educazione civica.

RinnovAzioni e i suoi contenuti saranno l’argomento dell’incontro di presentazione che si terrà lunedì 21 novembre alle 17 presso l’università eCampus di Roma, in via Matera 18. Un’occasione – pensata soprattutto per i docenti ma aperta a tutti – per confrontarsi con i curatori di RinnovAzioni, Daniela Martinelli e Francesco Pigozzo. A loro abbiamo chiesto di spiegarci da dove nasce questo progetto e quali sono gli obiettivi che lo animano.

Qual è il percorso che vi ha portato a occuparvi di educazione alla cittadinanza e di pedagogia?

Lavoriamo da circa 15 anni in iniziative di educazione alla cittadinanza, a partire dalla sua dimensione europea e con un approccio transdisciplinare. All’inizio, abbiamo scritto due spettacoli teatrali e li abbiamo portati in giro; l’intento era di usare questa forma artistica per creare dibattito. Poi, riflettendo, abbiamo compreso che c’era una dimensione propriamente pedagogica che andava approfondita per trattare in modo più proficuo il tema della cittadinanza. Di qui lo sviluppo di attività per le scuole, con gli alunni, e quelle di aggiornamento per i docenti. Dapprima nelle secondarie di 2° grado, poi negli ordini scolastici precedenti.

Perché partite da una dimensione europea invece che da quella locale o nazionale?

Sulla scala europea è più facile accorgersi di una verità di fondo di cui di solito non ci si accorge a scuola, ovvero il fatto che educare alla cittadinanza non può voler dire descrivere un quadro istituzionale che già esiste, imparare a muovercisi dentro come se fosse un quadro immutabile. Tanto più che dal dopoguerra i problemi (e le loro soluzioni) sono trasmigrati sempre più verso la scala europea: è un aspetto della crisi degli stati nazionali.

Cittadinanza, quindi, significa innanzitutto problematizzare il quadro istituzionale, far emergere i problemi di adeguatezza delle istituzioni stesse.

All’atto pratico, poi, partire dalla scala europea per noi significa riprendere e innovare l’approccio della pedagogia critica che innerva il nostro lavoro. Queste riflessioni sono alla base del progetto MultiScale EU – The Multiscale European Citizenship Paradigm: EU Educational Skills for Teachers. La sezione Formazione di Rinnovabili.it nasce da una collaborazione con questo progetto.

Qual è lo scopo del progetto?

Sembra una banalità dire che siamo cittadini dal locale al globale. Ma non è una banalità quando questo discorso lo traduciamo nelle sue conseguenze pratiche e pedagogiche. Ad esempio, avere una piena consapevolezza della multiscalarità significa problematizzare il fatto che siamo abituati a insegnare educazione alla cittadinanza a partire dalla dimensione nazionale, aggiungendo poi le altre un po’ a corredo.

La multiscalarità è uno strumento indispensabile per gestire la complessità del mondo in cui viviamo. Senza di essa, non comprenderemmo nulla di ciò che ci circonda, non saremmo veramente cittadini di una democrazia, ci comporteremmo anzi un po’ come sudditi. Misconoscendo anzitutto il fatto che non tutte le scale territoriali e comunitarie di cui facciamo parte sono organizzate in modo effettivamente e sostanzialmente democratico. Quindi, secondo noi è fondamentale dare questo strumento lungo tutto il percorso di studi. MultiScale EU si occupa di questo. È un progetto triennale che è finanziato dal bando Jean Monnet Teacher Training dell’UE dedicato all’aggiornamento dei docenti.

Perché portare la multiscalarità e il vostro approccio pedagogico su un giornale che si occupa di sostenibilità, energia, ambiente?

La sostenibilità è un grande tema di fondo che incrocia quello dell’educazione. Specie quando lo si intende, come noi lo intendiamo, in modo ampio e non ghettizzato in una mera dimensione ambientale. La sezione Formazione è uno spazio di riflessione sull’educazione sostenibile. Che non significa solo educare alla sostenibilità in senso tecnico, né in un senso semplicemente esteso anche agli aspetti sociali. Significa invece domandarsi sempre, per ogni nostra azione, quali sono le condizioni che la rendono possibile, le sue conseguenze in termini di durabilità e, in ultima analisi, le sue conseguenze etiche.

Chiedersi se un’azione è sostenibile significa chiedersi “Lo posso rifare?”, oppure “Se io la compio, ma anche tutti gli altri fanno lo stesso, si erodono le basi per cui si può rifare in futuro questa azione?”. Ovviamente il soggetto che pone queste domande non dev’essere per forza un individuo, può essere anche una comunità. Ad esempio, l’Europa rispetto al resto del mondo.

Attorno a queste domande ruotano le attività che svolgete in classe con alunni e docenti e di cui date conto nella sotto-sezione “In classe”. Ce ne volete presentare qualcuna?

Certo. Con i bambini della primaria, basta una passeggiata all’aperto per far emergere la voglia di porsi domande e mettere in questione il mondo. Si può cominciare dagli oggetti di qualsiasi tipo che si incontrano. Dal “che cos’è?” si passa poi a “chi ce l’ha messo?”, “se si rompe chi lo può aggiustare?”, “viene da lontano?”, “si consuma?”. È un modo per spingere a problematizzare il mondo nella sua realtà più quotidiana. Indossato questo abito mentale, si riesce poi a comprendere in modo critico le istituzioni che governano il nostro quotidiano e come funzionano, alle diverse scale. Ma anche i problemi sistemici e collettivi che dobbiamo affrontare oggi.

Un’altra attività consiste nel far sperimentare metodi differenti di voto in classe. Gli studenti individuano un problema comune su cui ritengono sia necessario prendere una decisione. Noi li guidiamo a sperimentare la più ampia rosa di forme decisionali possibile, per invitarli poi a riflettere sui vantaggi e svantaggi rispettivi di ciascun metodo nel caso specifico.

La medesima attività può spingere anche a riflettere su cosa significhi democrazia, che non è di certo solo votare. Li mettiamo nelle condizioni di prendere decisioni con più o meno tempo a disposizione, dando informazioni in modo asimmetrico, consentendo o meno di discutere tra loro.

Con “Riflettere e deliberare assieme” si inventa una routine settimanale, un’istituzione di classe, dove si discutono le questioni che vengono segnalate giorno per giorno su un “libro dei problemi”. Alle sessioni partecipano a turno anche i docenti. Diventa una cinghia di trasmissione tra allievi e docenti, ma anche tra cosa si sta studiando e i problemi che si incontrano nel mondo.

E ancora: laboratori sull’identità personale, sulla multiscalarità della concezione e rappresentazione dei problemi che abbiamo, attività che stimolano la presa di coscienza sulle tecnologie come mezzi che rispondono a fini ma che nascondono una schiavitù potenziale, … Tutti lavori che stimolano la ricerca personale, le riflessioni di gruppo, i dibattiti in classe. Riflessioni sulla sostenibilità e pratiche si intrecciano: ecco perché per la sezione Formazione abbiamo scelto il titolo “RinnovAzioni”.

Di cosa parlate nelle altre 3 sotto-sezioni?

“Idee” è la rubrica dove stimoliamo a riflettere su idee-chiave, trasversalmente alle varie discipline, per problematizzare concetti che popolano il nostro quotidiano. È pensata per studenti della secondaria e per tutti i docenti.

In “Questioni aperte” poniamo 4 domande, sempre le stesse, che vertono sul tema della sostenibilità (intesa in senso ampio), a interlocutori di diverse provenienze. Lo scopo è ribadire che dei problemi comuni bisogna discutere coralmente e mettendo insieme diversi punti di vista, non da specialisti ma da cittadini.

Con “Pratiche e esperienze” presentiamo esperimenti pratici nella società civile di risposte a problemi di sostenibilità. Questo perché sia di ispirazione anche per il mondo della scuola, sia in termini di riflessione sia in termini di azioni pratiche.

(lm)