Linda Maggiori ha accettato la nostra sfida e risposto alle nostre domande. Scopriamo la sua prospettiva sui problemi che abbiamo in comune e facciamone tesoro per interrogare criticamente noi stessi e il mondo.
di Daniela Martinelli e Francesco Pigozzo
Linda Maggiori è blogger e scrittrice impegnata nella difesa dell’ambiente. Ha fondato le reti di famiglie rifiuti zero e famiglie senz’auto. Laureata in Scienze dell’educazione e Servizio Sociale, realizza laboratori e progetti di educazione ambientale con diverse scuole.
Quali connessioni o contraddizioni vede tra quello che la occupa come individuo (lavoro, ricerche, passioni, ossessioni…) e quello che la pre-occupa come essere umano che fa parte di molteplici collettività, dal locale al globale?
Il mio lavoro di giornalista e scrittrice mi permette di approfondire i problemi ecologici e sociali che attanagliano la società. Mi piace scoprire e intervistare comitati, associazioni, persone resistenti e resilienti, in Italia e nel mondo, dare voce alle loro ragioni, alle battaglie piccole e grandi, locali e globali per salvare il territorio, ma anche la democrazia e i diritti civili e sociali, messi sempre più in crisi dall’avanzare della Shock Economy: il capitalismo dei disastri, come Naomi Klein teorizzava già nel 2007, mette in atto privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica e attacco ai diritti dei lavoratori approfittando di uno shock causato da un evento contingente – terrorismo come pandemia.
Io credo che le tradizionali lotte ambientaliste, per una società più sana, contro il consumo di suolo, contro il mito della crescita, contro i pesticidi e contro gli OGM debbano necessariamente convergere con la lotta sociale contro un potere statale sempre più pervasivo e al contempo succube del capitalismo finanziario.
“Se tutti in tutto il mondo facessero così, diventerebbe impossibile fare così per chiunque”. “Continuando a fare così, ben presto noi esseri umani non potremo più fare così”. Che cosa le evocano queste frasi?
Io credo che il discorso degli stili di vita sia centrale. Se tutti avessero 3 auto a famiglia, che è la percentuale di auto che abbiamo in Italia, (65 auto/100 ab), ci sarebbero 5 miliardi di auto nel mondo, e ovviamente ciò non sarebbe sostenibile né come inquinamento ma neppure come spazio occupato dalle auto, materie prime estratte, energia necessaria, neppure se fossero tutte auto elettriche. A livello globale, se tutti mangiassero carne come facciamo noi occidentali, questo non sarebbe sostenibile, per le emissioni generate dagli allevamenti, e per la terra occupata da coltivazioni dedicate ai mangimi. Se tutti avessero un’impronta ecologica come quella occidentale, insomma, avremmo bisogno di altri 3 pianeti. Questo vuol dire che solo con una riduzione del nostro stile di vita consumista, inquinante, energivoro (e insano), avremmo equità globale e solo così potremmo vivere in pace nei limiti del pianeta.
Stanno finalmente guadagnando visibilità i problemi di sostenibilità biologica, economica, sociale, culturale che pesano sull’esistenza dell’umanità – eppure si tarda e si fatica troppo a prendere e attuare decisioni collettive conseguenti: non è che c’è qualcosa di insostenibile anche nell’organizzazione politico-istituzionale umana?
Credo che le istituzioni democratiche siano troppo dipendenti dal capitalismo finanziario, e quindi di fatto inutili. La forbice tra coloro che detengono la ricchezza globale e il resto della gente si allarga nel mondo, la finanza globale può causare la crisi di uno stato e del suo popolo. Le stesse società di consulenza che consigliano le politiche degli stati hanno forti conflitti di interesse con tutti i fondi di investimento e con le multinazionali quotate in borsa. Questo implica che i governi sono sotto pressione, non hanno grande margine di movimento, e la democrazia è una farsa, perché gli “eletti” non possono davvero decidere. Ad esempio mi pare evidente che sono succubi di contratti capestro delle multinazionali del farmaco, e non prendono alcuna decisione che potrebbe danneggiare le multinazionali. Decisioni radicali e necessarie per arginare la crisi ecologica e climatica sarebbero chiudere gli allevamenti intensivi, mettere fuori legge i pesticidi o impedire nuove autostrade, tassare il cibo industriale, limitare il numero delle auto e aumentare i mezzi pubblici, ecc… ma non vengono prese. Per questo credo che sia molto interessante la proposta di Extinction Rebellion di “rinnovare” la democrazia dal basso, con “Assemblea di Cittadini/e” che prendano decisioni sulla giustizia climatica ed ecologica.
Ci aiuti per cortesia, pensando alla sua esperienza, a costruire una risposta collettiva a questa domanda: che cosa è indispensabile sapere e cosa è indispensabile imparare a fare per un essere umano oggi?
Credo sia necessario sapere quali sono gli impatti e le conseguenze delle nostre azioni, per provare a vivere in modo più sobrio e rispettoso verso gli altri esseri viventi. Solo conoscendo, si può cambiare. Ma è sempre più attuale comprendere anche come funziona l’economia finanziaria, avere gli strumenti per “fare la tara” ad un pensiero unico sempre più pervasivo, e per contestare scelte governative repressive spacciate “per interesse pubblico”.
Dal punto di vista pratico, credo dobbiamo imparare a vivere con meno, e a “saper fare” usando mani, piedi e corpo. Camminare e pedalare piuttosto che andare in auto, condividere oggetti, autoprodurre cibo con alimenti locali e sani, piuttosto che comprare alimenti industriali. Imparare a coltivare un piccolo orto in modo sinergico… anche in città. Imparare a riusare, riparare ogni oggetto, boicottando così la società del consumo che ci vuole perennemente dipendenti da oggetti da acquistare.
Letture per approfondire. Di Linda Maggiori: Semi di Pace, la nonviolenza per curare un mondo minacciato da crisi ecologica pandemia e guerre, Centro Gandhi edizioni, Roma 2022; Vivo senz’auto, Macro Edizioni, Cesena 2019; Impatto Zero, Dissensi, Bozzano (LU) 2017. Cura anche il blog https://peruncamminoecopax.blogspot.com/
Chi volesse reagire a queste risposte, ponendo altre domande a Linda Maggiori, ci scriva a formazione@rinnovabili.it. Alla luce delle sue riflessioni, noi formuliamo queste ulteriori questioni che valgono anche per tutti i nostri lettori:
Quando affermi che le istituzioni democratiche sono di fatto inutili, oggi: a quali istituzioni esattamente ti riferisci? Al di là di eventuali “cattive intenzioni” individuali, quali inerzie e quali determinanti strutturali pensi che influiscano sulle scelte governative e sugli interessi privati di cui parli?
Visto che il capitalismo finanziario è una forza di scala globale, puoi provare a spiegarci più nel dettaglio in che modo secondo te e secondo Extinction Rebellion Assemblee democratiche “dal basso” potrebbero soddisfare il bisogno di garantire beni comuni su scala globale e continentale?
Quali determinanti sistemiche e quindi quali nodi di cambiamento strutturale vedi come essenziali per porre fine all’insostenibilità e all’iniquità degli stili di vita occidentali?