Utilizzare i veicoli elettrici come storage per le rinnovabili o come stabilizzatori della rete e produrre un risparmio per l’utente fino a 1500 euro l’anno, ecco alcune delle potenzialità del V2G, l’innovativo sistema di ricarica bidirezionale
(Rinnovabili.it) – La Nissan è stata il primo costruttore che ha reso le proprie vetture elettriche compatibili con la tecnologia di ricarica Vehicle-to-grid, un sistema che potremmo definire tra le componenti più innovative delle future reti intelligenti. Parliamo di quelle reti che consentono il dialogo efficiente tra, ad esempio, le energie rinnovabili ed i sistemi di mobilità, tra gli utilizzatori domestici e gli impianti per lo storage, tra la rete IoT e l’intelligenza artificiale. Ci troviamo, insomma, in quella particolare dimensione tra innovazione tecnologica e visione che, in un futuro probabilmente più vicino di quanto possiamo immaginare, caratterizzerà profondamente i nostri stili di vita.
Per capire meglio il potenziale della tecnologia V2G, specialmente lato veicolo elettrico, abbiamo incontrato l’ing. Bruno Mattucci, Presidente ed Amministratore Delegato della Nissan Italia.
Ing. Mattucci, perché la tecnologia Vehicle-to-grid è compatibile, al momento, solo con le vetture elettriche Nissan?
In Nissan abbiamo sviluppato il sistema di carica rapida della batteria in corrente continua con standard CHAdeMO. Questo sistema è al momento, l’unico che consente uno scambio bidirezionale estremamente efficiente con la rete di distribuzione di energia. Questa bi-direzionalità dei flussi di energia, nota anche come tecnologia del Vehicle-to-grid, permette alle vetture Nissan Leaf, al furgone Nissan e-NV200 e al veicolo 7 posti Nissan e-NV200 Evalia la piena integrazione nella rete elettrica nazionale, ovvero la possibilità di accumulare energia quando la produzione nazionale è maggiore del fabbisogno nazionale e di rendere indietro tale energia quando si verifica la condizione opposta.
Questo sistema, nell’ipotesi in cui una percentuale significativa del parco circolante ne fosse dotato, permetterebbe di incrementare la produzione di energia elettrica da rinnovabili in quanto le vetture costituirebbero un enorme serbatoio a disposizione di chi produce energia per risolvere il problema dell’intermittenza delle fonti rinnovabili.
Ciò di cui siamo orgogliosi è che siamo stati i primi ad aver introdotto il V2G sul mercato nel 2016 in Danimarca e nel Regno Unito dove la regolamentazione lo ha consentito.
Ritiene che questo vantaggio competitivo, rispetto agli altri produttori, possa comportare concretamente per Nissan un’accelerazione sul mercato nazionale?
In questo momento la tecnologia V2G è ancora in fase di sperimentazione in Italia ma, nei paesi in cui abbiamo potuto implementarla, e in particolare nel Regno Unito e in Danimarca, abbiamo potuto constatare che il risparmio sui costi di ricarica per una nostra Nissan Leaf, con percorrenza di 20mila km/anno, può arrivare fino a 1.500 Euro. Questo, unito ai benefici relativi al minore costo dell’energia rispetto ai carburanti tradizionali a parità di km percorsi, al dimezzamento dei costi di manutenzione, alla riduzione dei premi assicurativi, all’ingresso gratuito nei centri storici, al parcheggio gratuito nelle strisce blu e all’esenzione dal bollo di circolazione, finiscono per rendere i costi complessivi di un veicolo elettrico comparabili a quelli di un analogo veicolo con motore termico, favorendo quindi una maggiore e più rapida diffusione della mobilità elettrica.
A proposito del mercato nazionale: quali sono, secondo lei, i tempi di sviluppo di questa tecnologia e quanto modificherà lo stile di vita degli italiani?
Dipenderà molto dai tempi di approvazione del Ministero e dell’Autorità che delibera la regolazione delle reti. Lato nostro abbiamo facilitato la conoscenza, presentando a maggio presso l’impianto dell’RSE a Milano, in collaborazione con Enel X, la prima sperimentazione italiana della tecnologia V2G che durerà diciotto mesi. Al termine di questo periodo verranno definiti i profili energetici e le tariffe corrispondenti che saranno alla base della regolamentazione governativa.
È un modello che rivoluzionerà completamente il modo di viaggiare. Infatti, grazie al V2G l’auto diventa funzionale anche quando è ferma: può mettere a disposizione degli altri consumatori l’energia elettrica stoccata generando benefici anche economici in bolletta. Le vetture potranno ricaricare la batteria nelle fasce orarie in cui le tariffe e la domanda di energia sono più basse, per poi usare l’elettricità accumulata o rivenderla alla rete durante le fasce orarie a tariffa più elevata. È importante, inoltre, sottolineare che questo utilizzo non contrasta con l’uso della propria auto, ma ne amplia le funzionalità.
Infine: quali sono, secondo lei, i fattori di rallentamento per lo sviluppo della tecnologia V2G?
I principali fattori di rallentamento per lo sviluppo in Italia della tecnologia del V2G risiedono nella mancanza della regolamentazione normativa che di fatto impedisce a chi produce e vende energia di stipulare contratti V2G con i consumatori finali. Di fatto la normativa prevede la costituzione di Aggregatori, ovvero di operatori che stipuleranno contratti V2G con i consumatori finali, fino a consolidare una capacità di stoccaggio complessiva minima che consenta di accedere al mercato dell’energia elettrica. A quel punto ogni consumatore, all’interno dell’Aggregatore di riferimento, diventerà un compratore/venditore di energia con il risultato finale di ridurre la sua bolletta complessiva.
A proposito di regolamentazione sappiamo che è in corso di studio presso il MISE un decreto per l’implementazione del V2G in Italia. Sicuramente tra gli aspetti più rivoluzionari della bozza circolata vi è l’abbassamento della potenza minima necessaria per un Aggregatore per accedere al mercato dell’energia elettrica. Noi ci auguriamo che tale decreto sia al più presto approvato per ridurre il gap tecnologico rispetto agli altri paesi e contribuire allo sviluppo economico che tali tecnologie possono generare nell’intera filiera dell’e-mobility.