(Rinnovabili.it) – Nell’unione Europea sono in funzione circa 143.000 impianti di combustione di taglia media, vale a dire con una potenza termica nominale compresa tra 1 e 50 MW. Si tratta di sistemi utilizzati per un’ampia varietà di applicazioni, dalla produzione di energia elettrica al riscaldamento domestico fino all’impiego nei processi industriali che richiedano calore o vapore. Eppure, nonostante il numero non trascurabile, questa categoria di impianti sfugge ai severi vincoli normativi che la UE ha imposto invece alle centrali di piccola e grande taglia. Un gap legislativo che, finalmente, sta per essere colmato. I deputati dell’Europarlamento infatti hanno approvato ieri – con 623 voti a favore, 70 contrari e 12 astensioni – il testo di una nuova direttiva che introduce limiti d’emissione più stringenti per inquinanti come l’anidride solforosa, gli ossidi di azoto e le polveri sottili negli impianti di combustione di medie dimensioni.
I nuovi vincoli, già informalmente concordati con il Consiglio dei ministri europei, entrerebbero in vigore entro tre anni per tutti i nuovi impianti. Per le 143mila centrali già in funzione, invece, la proposta prevede che i valori massimi debbano essere rispettati a partire dal 2025 se l’impianto ha potenza termica superiore a 5 MW, a partire dal 2030 per quelli più piccoli, con un potenza termica 1-5 MW. Ovviamente la normativa non impedisce agli Stati membri più virtuosi di applicare norme maggiormente rigorose di quelle stabilite nella direttiva, soprattutto nelle zone che oggi violano le leggi sulla qualità dell’aria.
“Questa legislazione colma una lacuna legislativa, una scappatoia che abbiamo tra la direttiva sulla progettazione ecocompatibile, che stabilisce le norme per gli impianti di combustione sotto 1 MW di potenza e la direttiva sulle emissioni industriali, per quelli oltre 50 MW”, ha commentato il relatore Andrzej Grzyb (PPE, PL). “I limiti di emissione sono stati fissati ad un livello ambizioso, al fine di migliorare gradualmente la qualità dell’aria, con garanzie adeguate per il funzionamento delle centrali esistenti, in particolare i piccoli impianti gestiti per lo più da piccole e medie imprese o aziende di servizi pubblici, e che sono importanti per il riscaldamento scuole, ospedali o università”. I nuovi limiti devono ancora essere approvati in via ufficiale dal Consiglio dei ministri dell’UE prima di poter entrare in vigore.