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Trivellazioni offshore: l’Italia viola la legge europea?

 Trivellazioni offshore: l'Italia viola la legge europea?

 

(Rinnovabili.it) – Mentre il Governo italiano libera le sue trivelle nel Mar Mediterraneo assicurando un quadro operativo di alti standard di sicurezza, c’è chi ricorda che ad oggi l’Italia non ha ancora recepito direttiva comunitaria 2013/30/UE, il provvedimento che mira a ridurre per quanto possibile il verificarsi di incidenti gravi legati alle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi. A fare le pulci all’operato di Roma è ancora una vota il Movimento 5 Stelle, che attraverso i suoi senatori Gianluca Castaldi e Gianni Girotto chiede oggi spiegazioni ai ministri competenti. “C’è una evidente incompatibilità legislativa tra la direttiva europea 2013/30/UE e la normativa italiana sulle trivellazioni offshore nei mari italiani. L’esecutivo recepisca immediatamente il provvedimento emanato da Strasburgo prima che il nostro Paese venga sottoposto all’ennesima procedura di infrazione comunitaria. Ma soprattutto inserisca le piattaforme petrolifere nella disciplina che norma gli impianti a rischio di incidente, così come chiede l’Europa”, scrivono i grillini nell’interrogazione presentata ai ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico.

 

L’obiettivo della direttiva europea è quello di limitarne le conseguenze di un possibile danno ambientale legato alle trivellazioni offshor, aumentando così la protezione dell’ambiente marino e delle economie costiere dall’inquinamento, fissando nel contempo le condizioni minime di sicurezza per la ricerca e lo sfruttamento in mare nel settore degli idrocarburi. Dall’annuncio dello Sblocca Trivelle a oggi, il governo spiegano i senatori, non solo non ha fatto alcun cenno sul principio di “incidente ambientale grave” introdotto dalla direttiva Ue ma non ha neppure chiarito come voglia garantire la partecipazione del pubblico “riguardo ai possibili effetti sull’ambiente delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi programmate”.  In base al provvedimento europeo infatti, gli Stati membri dovrebbero provvedere affinché gli operatori e i proprietari redigano un documento che definisca la loro politica aziendale di prevenzione degli incidenti gravi, garantendone l’attuazione in tutte le loro attività in mare nel settore degli idrocarburi.

Negli ultimi 20 anni in giro per il mondo si contano molte decine di gravi incidenti ambientali in cui sono state coinvolte piattaforme di estrazione e petroliere. Ma anche senza gli incidenti quel tipo di operazione è pericoloso per la salute pubblica. “Sappiamo infatti – lo dicono indagini scientifiche – che le piattaforme rilasciano ‘fluidi di perforazione e scari metallici, che includono sostanze tossiche, fra cui cromo, mercurio e benzene’ direttamente nelle acque marine”.  “Ecco perché si rende necessario l’immediato recepimento e adozione della direttiva europea in merito alla sicurezza e alla partecipazione del pubblico nelle decisioni delicate”, dicono Girotto e Castaldi, che concludono: “Ci batteremo nelle sedi istituzionali per accelerare la definizione del quadro normativo e per frenare lo scempio delle trivellazioni in mare”.

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