(Rinnovabili.it) – Un’altra tenda sostenibile che riesce a produrre autonomamente acqua e elettricità, si aggiunge alla famiglia dei progetti per dotare di una casa i rifugiati e le persone che hanno perso la propria abitazione in seguito ad una calamità.
In questa missione si sono impegnate università, aziende e organizzazioni che ogni anno propongono nuove soluzioni sostenibili per vivere in climi estremi, con il duplice obiettivo di fare del bene alle persone in difficoltà e all’ambiente.
La tenda sostenibile “Weaving a home”
“Weaving a home” è stata progettata da Abeer Seikaly per dare un’abitazione confortevole ed ecocompatibile alle popolazioni costrette a migrare per motivi politici e ambientali. La “struttura da tessere” è composta di un tessuto tecnico strutturale dalla conformazione che si ispira alle lanterne cinesi, che nella parte sommitale ospita una piccola cisterna per raccogliere l’acqua piovana, che chiude il foro centrale.
La base del diametro di cinque metri permette di abitare in uno spazio di due metri di altezza provvisto di energia elettrica – prodotta dal tessuto solare della tenda. L’elettricità viene stoccata in batterie per illuminare la tenda sostenibile durante la notte e ricaricare dispositivi. Due fori nella struttura servono a favorire l’effetto camino e ventilare naturalmente l’abitazione, la convezione naturale viene anche sfruttata dal rivestimento, formato da due strati con un’intercapendine in cui l’aria si muove per riscaldare l’ambiente durante l’inverno.
L’apertura è una fessura per farsi spazio nell’involucro e l’intero progetto è disegnato per adattarsi alle esigenze degli abitanti e rendere la vita dei rifugiati il meno scomoda possibile.
La tenda sostenibile dell’artista e designer Abeer Seikaly si tesse come le persone che la utilizzano sono costrette a ricostruire da zero la propria vita. Weaving a home è un progetto grazie al quale i profughi possono creare piccoli villaggi sostenibili in cui ricreare rapporti personali, abitudini, usanze in chiave green.