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Stati Generali della Green Economy, si guarda oltre la crisi

La due giorni strategica ha l’obiettivo di mettere a fuoco le politiche e le misure per sostenere lo sviluppo delle imprese della green economy

Stati Generali della Green Economy, si guarda oltre la crisi

 

(Rinnovabili.it) – Si sono aperti questa mattina a Rimini nella scenografia offerta da Ecomondo, la terza edizione degli Stati Generali della Green Economy, la due giorni a cui è affidato il compito di tracciare le linee guida di una ripresa economica all’insegna della sostenibilità. L’obiettivo, almeno sulla carta, è semplice: mettere a fuoco le politiche e le misure pro sviluppo green  e nel contempo dare voce alle loro proposte per uscire dalla crisi italiana, salvaguardando l’ambiente.

Il titolo 2014 “Lo Sviluppo delle Imprese della Green Economy per uscire dalla crisi italiana”, fa da traccia ai lavori dei sette gruppi di discussione che oggi pomeriggio hanno elaborato un pacchetto di proposte per far crescere l’Italia della green economy. Ecco una sintesi dei temi in discussione:

 

L’Agricoltura va in città. La popolazione mondiale vive sempre di più nelle città e per fare fronte a questo nuovo assetto sociale, uno degli strumenti individuati è l’urban food planning (pianificazione del cibo a livello urbano), inserendo l’alimentazione tra le priorità dell’agenda politica urbana.

 

L’Italia scala la classifica dell’ecoinnovazione. Il Belpaese è oggi al 12° posto tra i 28 paesi Ue ma per tenere il passo è necessario avviare da subito 5 azioni prioritarie: politiche coerenti, ambientali e industriali; supporto alle imprese attraverso la creazione di un’Agenzia Nazionale per l’uso e la gestione dei materiali e delle risorse naturali; partenariati pubblico-privato tra università, enti di ricerca, imprese e amministrazioni locali; supporto ai sistemi di conoscenza; partecipazione.

 

Dal capitale naturale servizi per 145.000 mld di dollari. La tutela del patrimonio di risorse fisiche e biologiche disponibili, da cui derivano i servizi offerti dagli ecosistemi va valorizzato attraverso 4 proposte: migliorare e semplificare la normativa di tutela rendendo più incisivi gli strumenti economici; promuovere la contabilità ambientale integrandola nei conti economici e nei bilanci; coinvolgere maggiormente il settore privato anche attraverso accordi ambientali e l’uso di strumenti di mercato; contenere il consumo del suolo anche attraverso il recupero e la riqualificazione delle aree urbanizzate e del patrimonio abitativo esistente e l’adozione di misure per rafforzare il risanamento, la bonifica e il recupero di aree industrializzate.

 

Gestione dei rifiuti. Per avviare l’Italia sulla strada virtuosa della circular economy, il gruppo di lavoro ha avanzato 10 proposte. Tra queste: la modifica della Tari, la misurazione dei rifiuti effettivamente riciclati, il sostegno agli acquisti verdi per arrivare al 50%, lo sviluppo del mercato delle materie prime seconde, le semplificazioni burocratiche, la promozione del riuso e del riciclo dell’invenduto alimentare.

  

Acqua, linfa della green economy: è necessario un Piano Nazionale per la tutela e il razionale utilizzo delle acque, preceduto da una Conferenza Nazionale. Questo percorso si dovrebbe basare su principi condivisi quali la netta distinzione tra le funzioni di pianificazione, programmazione e controllo e le funzioni operative, un ruolo più esplicito del Ministero dell’Ambiente, il rafforzamento del coordinamento inter-istituzionale. 

 

Certificazioni ambientali: l’Italia terza in Europa per EMAS e si contano ben 20.000 prodotti Ecolabel e 16.519 certificazioni ISO14001.

 

Clima ed energia: l’Italia è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi 2020. Per accelerare, però, il processo di trasformazione verso un’economia decarbonizzata, sono necessari tre interventi strategici: promuovere la crescita delle fonti rinnovabili, che oggi coprono il 13% del consumo finale lordo di energia; rafforzare le misure di efficienza energetica (attraverso la riqualificazione dell’1%/annuo degli edifici residenziali esistenti si attiverebbero investimenti per oltre 8 miliardi di euro); sviluppare una politica intergrata rispetto alla mobilità sostenibile.