(Rinnovabili.it) – Quando il terreno inizia a tremare, pochi secondi possono fare la differenza. Prevedere i terremoti è ancora soltanto un sogno per la scienza, ma le regioni più ricche del globo come Giappone, Nord America ed Europa hanno investito in sistemi costosi, che permettono di allertare i cittadini non appena viene rilevato un tremito nella crosta.
Due progetti di crowdsourcing puntano sull’innovazione sperando di abbassare il costo e rendere disponibili a tutti strumenti in grado di suonare l’allarme il prima possibile. Progetti simili, con il fine di combattere la deforestazione e monitorare la qualità dell’aria, vengono portati avanti già da qualche tempo. Si tratta di sforzi che mirano a trasformare il cittadino comune in una fonte di informazioni utili per anticipare gli effetti di un terremoto senza l’ausilio di specialisti e attrezzature costose.
Il progetto europeo si basa su Twitter
In Europa, il progetto prevede lo sviluppo di un sensore in tempo reale, capace di “ascoltare” traffico Internet. Il sistema può individuare terremoti da 30 secondi a due minuti dopo che accadono e avvisare automaticamente le persone della zona.
«Nel nostro sistema, le persone sono sismometri in tempo reale», ha detto Rémy Bossu, capo del Centro sismologico euro-mediterraneo, nel corso di una recente riunione della Associazione americana per l’avanzamento della scienza – «Internet può essere un sistema nervoso digitale per il nostro pianeta».
Il sistema controlla il traffico web che giunge sul suo sito e su Twitter per individuare un evento sismico avvertito dalla gente. In uno studio pubblicato nel 2014, il sistema ha rilevato un terremoto iniziato da appena due minuti, con un margine di errore di 19 miglia. Una volta che il programma rileva il terremoto, gli avvertimenti giungono alle persone attraverso Twitter.
Il progetto americano pensa ai GPS
Negli Stati Uniti, un gruppo di ricercatori ha riferito la scorsa settimana su Science che i sensori GPS degli smartphone potrebbero diventare il centro di un sistema di crowdsourcing che emette segnali in tempo quasi reale nel caso di terremoto o tsunami. Secondo gli esperti, un simile rilevatore così vicino ai cittadini potrebbe sostituire costosi sistemi di allarme.
Utilizzando il terremoto giapponese del 2011 come modello, hanno testato quel che servirebbe per creare un sistema di preallarme con gli smartphone. I loro risultati dicono che basterebbe un numero ridotto di smartphone di raggiungere l’obiettivo: appena 5.000, in una grande area metropolitana, basterebbero a fornire dati sufficienti per inviare un avvertimento agli abitanti delle zone periferiche prima che le scosse arrivino fino a loro.