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Da milioni di smart meters nasce un supercomputer

Hanno capacità di calcolo pari a quella di uno smartphone. Se messi insieme, milioni di smart meters potrebbero processare enormi quantità di dati

Milioni di smart meters possono diventare un supercomputer

 

(Rinnovabili.it) – Milioni di smart meters possono trasformarsi in un supercomputer, capace di mappare il codice genetico del cancro o prevedere gli impatti a lungo termine dei cambiamenti climatici. Ne è convinto Angel Horrantia, cofondatore della startup Hive Computing, secondo cui le schede di comunicazione inserite nella maggior parte dei contatori intelligenti contemporanei avrebbero più o meno la stessa potenza di calcolo di un cellulare, dato che i processori sono molto simili. Solo che il più delle volte sono settati per lavorare al minimo delle loro possibilità. Eppure circa 3 mila contatori intelligenti hanno quasi la stessa potenza di elaborazione e capacità di memoria di Deep Blue, il supercomputer IBM che ha sconfitto il campione mondiale Garry Kasparov in una partita di scacchi virtuale nel 1997.

 

Hive vuole mettere questa capacità di elaborazione al servizio della comunità, utilizzandola per aumentare le conoscenze umane in campi del sapere oggi molto importanti.

La startup non ha intenzione di utilizzare questi mini-computer per risolvere i problemi che richiedono bassa latenza e un’ampia banda per scambiar dati tra loro, perché le reti AMI (advanced metering infrastructure) non sono progettate per questo scopo. Tuttavia, si concentrerà su problemi che possono essere risolti ponendo milioni di domande relativamente semplici ai dispositivi, così da generare input e output parcellizzati.

 

Milioni di smart meters possono diventare un supercomputer 2

 

Questo genere di cose è stato fatto con i PC per anni, con migliaia o milioni di persone che mettevano a disposizione i propri computer per elaborare in background, ad esempio, i dati di un radiotelescopio alla ricerca di intelligenza extraterrestre. Hive prevede di pagare gli utenti, dal momento che vuole ricompensare le utenze per prendere in prestito la loro potenza di calcolo. In questo senso, entrerebbe in competizione con fornitori di cloud computing come Amazon Web Services, Microsoft e Google, che rendono disponibili i server inutilizzati per attività di elaborazione simili. L’unica differenza, e non è poco, è che Hive non dovrebbe pagare il possesso dell’hardware, del suo raffreddamento e del consumo energetico. Tagliando queste voci, Hive scommette di poter offrire il suo servizio di calcolo a prezzi molto inferiori: circa 200 mila dollari per 30 mila unità al mese, mentre i colossi concorrenti chiederebbero quasi 2 milioni.