UE ancora divisa sulla riforma del mercato del carbonio
(Rinnovabili.it) – Questa settimana l’Unione Europea è chiamata ad appianare le divergenze sulla riforma del mercato del carbonio, o la strada dei negoziati ONU sul clima in programma a Bonn il prossimo novembre sarà subito in salita. Sulla riforma dell’ETS (Emission Trading System) ciascuno ha posizioni diverse: Parlamento Europeo, Consiglio e Commissione stanno tentando di trovare punti di contatto per un testo di compromesso. Il 12 ottobre parte infatti si incontreranno i negoziatori degli stati membri e quelli di Strasburgo per stendere un documento di sintesi che dia una prospettiva al sistema di scambio delle emissioni europeo dopo il 2020.
Il mercato del carbonio è lo strumento principe per la riduzione dell’inquinamento da gas serra in Unione Europea, ma non ha mai funzionato. La causa sono i bassissimi prezzi della CO2, piombati a cifre irrisorie grazie alle quote gratuite insufflate nel meccanismo dalla Commissione per aiutare le industrie più sporche. A 12 anni dall’avvio di questo meccanismo, il bubbone è esploso e si sta cercando di produrre una riforma. Il Consiglio dell’UE ha approvato venerdì un progetto di compromesso proposto dalla presidenza estone, che sta spingendo duramente per ottenere risultati tangibili nel suo semestre alla guida dell’Unione.
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Il testo, visto da Reuters, mostra che i negoziatori stanno ancora cercando di colmare le distanze su alcuni argomenti: in sostanza, si tenta di bilanciare le ambizioni ambientali con la protezione delle industrie ad alta intensità energetica, che giurano di spostare la produzione altrove se verranno tassate troppo.
Nonostante lo stallo derivante dalle forti azioni di lobbying da parte dell’industria, sono stati fatti passi avanti raddoppiando il tasso al quale la riserva di stabilità del mercato (Market Stability Reserve – MSR) assorbirà le quote di carbonio in eccesso che oggi non fanno salire il prezzo di una tonnellata di CO2 sopra i 5 euro. Sembra che anche la richiesta del Parlamento Europeo – avviare nel 2023 e non nel 2024 la cancellazione delle quote – possa essere accolta. Due grossi punto interrogativi rimangono da sciogliere: quante quote gratuite dovrebbero andare all’industria pesante piuttosto che essere messi all’asta? Come utilizzare i fondi raccolti con le aste per promuovere l’innovazione a low carbon? Se non si troverà la risposta, saranno guai non solo per l’Europa.