(Rinnovabili.it) – Sei punti chiave per dare continuità alla COP 21 di Parigi e imprimere un’accelerazione agli impegni climatici che l’Italia si è assunta nel contesto internazionale. A redigerli sono stati i rappresentati della green economy nostrana che chiedono oggi al Governo italiano di farli divenire le ossa del nuovo piano d’azione nazionale.
Nella sua prima riunione del 2016 infatti, il Consiglio Nazionale della Green Economy ha approvato una risoluzione sull’accordo di Parigi sul clima: il documento approvato chiede a governo e parlamento di ratificare e applicare l’Accordo di Parigi con adeguate misure normative e con un efficace piano d’azione nazionale per l’energia e il clima; ma soprattutto chiede un impegno a sostenere sei misure necessarie per limitare l’innalzamento delle temperatura entro 1,5 gradi centigradi che spaziano dalla tassa su carbonio allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili nazionali, dalla tutela del capitale naturale, fino alla mobilità sostenibile e l’eliminazione degli incentivi negativi per l’ambiente.
“Il Documento di Parigi – spiega Edo Ronchi, membro del Consiglio nazionale- è basato su impegni definiti nazionalmente, gestiti e attuati nazionalmente e comunicati e verificati globalmente. Bisogna verificare se tale strumento di governance sarà effettivamente in grado di assicurare azioni adeguate per il clima. È necessario quindi sostenere un miglioramento degli impegni europei e nazionali e questa Risoluzione vuole essere uno stimolo in questa direzione”.
Le misure indicate nella risoluzione sono:
- incrementare l’efficienza, il risparmio energetico e lo sviluppo di fonti energetiche nazionali rinnovabili;
- sviluppare il risparmio, il riciclo e la rinnovabiltà dei materiali in un’ottica di circular economy;
- promuovere una mobilità più sostenibile, città meno inquinate e più vivibili e un’edilizia più sostenibile;
- incrementare gli assorbimenti di carbonio attraverso la gestione appropriata e sostenibile delle foreste, dei pascoli e dei terreni agricoli;
- introdurre il carbon pricing in sostituzione di altre forme di prelievo fiscale e per eliminare e/o per riallocare gli incentivi negativi per l’ambiente;
- rafforzare attività di punta come l’agroalimentare e il turismo, migliorando la qualità del territorio, tutelando e valorizzando meglio quella grande risorsa nazionale che è costituita dal nostro capitale naturale e culturale.