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Uno sguardo alle Saline Conti Vecchi, storia di una rinascita sostenibile

Il sito rilanciato dall’alleanza tra Eni e Fai è stato uno dei primi casi in Italia di archeologia industriale integrata in un’area ancora produttiva

Saline Conti Vecchi
Copyright: Andrea Mariniello – ENI https://www.fondoambiente.it/luoghi/saline-conti-vecchi

 

(Rinnovabili.it) – Coniugare l’attività industriale di estrazione, quella della “coltivazione del sale”, con il recupero e la valorizzazione storico-culturale-ambientale del sito. Succede alle Saline Conti Vecchi, nella zona industriale Macchiareddu a pochi chilometri da Cagliari, dove grazie al sodalizio tra Eni Rewind e il Fondo Ambientale Italiano (FAI), turismo, cultura ed ambiente convivono con l’attività estrattiva.

La salina che si estende oggi per circa 2700 ettari nei comuni di Assemini, Capoterra e Cagliari, fu concepita dall’Ingegnere toscano Luigi Conti Vecchi nel 1919 dopo la bonifica dello stagno di Santa Gilla, allora infestato dalla malaria. Attivo dal 1931, lo stabilimento divenne in meno di dieci anni un importante polo di sviluppo industriale per la Sardegna, con annesso un villaggio operaio dotato di asilo, dopolavoro, scuola ed infermeria. Nel 1940 arrivò a dar lavoro a più di mille dipendenti, producendo 240 mila tonnellate di sale esportato in Nord Europa ed oltreoceano, in Sudamerica e Canada. Il complesso è stato poi rilevato da Eni nel 1982, che ha nel tempo avviato un importante progetto di bonifica industriale attraverso Eni Rewind, la società  ambientale di Eni che lavora secondo i principi dell’economia circolare per valorizzare i terreni industriali e i rifiuti attraverso progetti di bonifica e di recupero efficiente e sostenibile.

Il primo progetto di riqualificazione e restauro dello stabilimento, costato 60 milioni di euro, è partito dall’analisi e dallo studio del patrimonio culturale locale in una logica sempre crescente di sostenibilità ambientale.

 

Nel Maggio del 2017 arriva poi la preziosa partnership con il FAI, grazie alla quale è possibile oggi visitare il cuore delle saline per conoscerne anche la dimensione culturale e naturalistica, oltre che quella industriale. Il percorso interessa la parte museale del sito e si snoda tra gli ambienti storici fino ai luoghi di produzione odierni. Il viaggio a bordo di un trenino attraversa quindi le vasche evaporanti, habitat di grande interesse naturalistico specialmente per l’avifauna, con oltre 40.000 esemplari di uccelli acquatici di 50 specie diverse censite, come il falco pescatore ed il fenicottero rosa che popolano la laguna. Entrando negli storici locali della direzione, dell’officina meccanica e del laboratorio chimico che ospitano videoproiezioni immersive, sembra che il tempo si sia fermato. Fuori però l’attività industriale prosegue grazie ad attrezzature e processi altamente tecnologici. La produzione odierna di cloruro di sodio è destinata al disgelo autostradale ed al food and beverage. Il core business della salina dopo la riconversione di Eni Rewind, si rivolge principalmente ai mercati delle regioni del Centro-Nord Italia ma è aperto anche a quelli internazionali, arrivando a produrre attualmente circa 400 mila tonnellate di sale all’anno.

 

Centrale nel progetto di riconversione da parte di Eni è stata l’attenzione alla sostenibilità ambientale ed energetica degli interventi, testimoniata dall’alleanza con il FAI: “come Fondo Ambientale Italiano ci siamo accertati che Syndial avesse realmente realizzato un’opera di bonifica importante, cosa che ha fatto. Le Saline Conti Vecchi sono sia una miniera sia una straordinaria oasi con specie che sopravvivono da sempre”, sottolinea Marco Magnifico, Vice-Presidente Esecutivo FAI. Il risultato non è affatto banale: una convivenza costruttiva dell’attività industriale con la valorizzazione naturalistica del territorio e con quella storico-culturale delle strutture preesistenti.

Al netto delle migliorie tecnologiche e della riqualificazione ambientale, il processo di estrazione impiegato nelle saline è lo stesso da centinaia di anni, dal momento che i principi fisici su cui si fonda il ciclo produttivo sono rimasti sostanzialmente identici. Indiscussi protagonisti sono ancora oggi gli elementi della natura: sole, mare e vento, guidati opportunamente dalla mano dell’uomo.

 

Dal Luglio 2018 il ciclo di produzione della salina è alimentato da un impianto fotovoltaico da 26 MWp che rientra nell’ambito di Progetto Italia, avviato da Eni allo scopo di valorizzare aree industriali del Paese dismesse (specie nel Mezzogiorno), con impianti di produzione di energia rinnovabile contribuendo così all’obiettivo di decarbonizzazione. L’energia prodotta dai pannelli arriva a 42 GWh annui e copre circa il 70% del consumo energetico totale delle attività della salina.

Le Saline Conti Vecchi ad Assemini rappresentano insomma un esempio virtuoso di come un‘iniziativa imprenditoriale “matura” entrata in funzione con una Concessione da Decreto Regio nel 1921, possa continuare a funzionare a pieno regime oggi, rispettando parametri di sostenibilità ambientale ed energetica.

In collaborazione con Eni