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Anticipata la riforma del mercato del carbonio europeo

Anticipata la riforma del mercato del carbonio

 

(Rinnovabili) – La riforma del mercato del carbonio europeo partirà dal 31 dicembre 2018. Almeno è quel che traspare da una bozza di emendamento vista da Reuters. Nel tentativo di aumentare i prezzi del carbonio e stimolare l’industria ad attuare la transizione verso l’energia verde, la Commissione europea ha proposto un piano per rimuovere centinaia di milioni di quote di carbonio in eccesso dal sistema di scambio. Il problema è che la riforma dovrebbe iniziare nel 2021. Gran Bretagna e Germania, per opposti motivi, puntano a cominciare prima, nel 2017. I primi vorrebbero puntare tutto sul nucleare, mentre i secondi sulle rinnovabili. Tutte e due sostengono una generazione a zero emissioni. Ma la Polonia, Stato membro che fonda dove l’industria pesante è ancora alimentata a carbone, cerca di rallentare i tempi. Il 24 febbraio la Commissione Ambiente del Parlamento europeo (ENVI) dovrà votare la data di inizio della riforma dell’ETS, e sembra che i parlamentari stiano convergendo sulla data riportata nell’emendamento, fine 2018. Ma liberali e verdi stanno ancora spingendo per il 2017.

 

Le quote ETS sono salite di circa il 2%, a 7,60 euro la tonnellata venerdì. Molto lontano dai 30 euro del 2006. Per tornare su quelle cifre, servirà più di un decennio. L’ETS è progettato per rendere gli inquinatori responsabili delle proprie emissioni, ma la crisi economica ha generato un avanzo di oltre 2 miliardi di euro in quote di carbonio, che ha schiacciato il mercato. Bruxelles ha in programma ora una revisione del sistema ETS, allo scopo di rimuovere dal sistema 900 milioni di quote in eccesso. Queste centinaia di milioni di quote non verranno messe all’asta tra il 2019 e il 2020, ma finiranno in una Market Stability Reserve (MSR), dalla quale potranno essere restituite al mercato se l’aumento del prezzo del carbonio si dimostrasse eccessivo.

 

La Commissione Industria (ITRE) del Parlamento europeo, il 23 gennaio, ha votato contro la richiesta di anticipazione al 2017. In un primo momento ha sostenuto l’obiettivo iniziale, che scadenzava la riforma al 2021. Alla fine, però, non è riuscita a raggiungere un parere definitivo. Ora tocca alla Commissione Ambiente, un mese dopo, tentare di mettere le cose a posto.

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