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Riforma del mercato del carbonio: ora è legge

Riforma del mercato del carbonio ora è legge -

 

(Rinnovabili.it) – Il Parlamento Europeo ha approvato il piano di riforma del mercato del carbonio nell’Unione, un elemento chiave della strategia comunitaria per ridurre le emissioni climalteranti. Con 495 voti favorevoli, 158 contrari e 49 astensioni è passato il testo di compromesso che fa contenti Socialdemocratici, Popolari e industria, spostando l’entrata in vigore del piano al 2019. Già le ultime votazioni in Commissione Ambiente avevano fatto registrare la sconfitta dei verdi, che chiedevano di anticipare al 2017.

 

Riforma del mercato del carbonio ora è leggeIl sistema di scambio delle emissioni (ETS) verrà modificato con la costituzione di una Market Stability Reserve (MSR), una sorta di area di swap nella quale si potranno parcheggiare temporaneamente l’enorme surplus di quote di carbonio. Un cocktail di recessione e crediti gratuiti agli inquinatori ha infatti creato eccedenze per 2 miliardi. Ne è seguito un crollo del prezzo del carbonio a circa 7 euro per tonnellata, troppo basso per incoraggiare le aziende a evitare combustibili inquinanti come il carbone. Il piano, che porterà allo stoccaggio di 1.6 miliardi di quote nella MSR, dovrebbe servire a scongiurare altri tracolli. La Market Stability Reserve «è un elemento cruciale per garantire che i prezzi della CO2 stimolino l’innovazione nel settore dell’efficienza energetica – ha detto Ivo Belet, eurodeputato belga che ha contribuito redigere il testo – Questa riforma mette l’Europa sulla strada giusta per raggiungere l’ambizioso obiettivo di riduzione delle emissioni».

 

Lanciato nel 2005, il sistema ETS pone un limite al biossido di carbonio emesso da più di 11.000 grandi fabbriche, centrali elettriche e altre aziende. L’idea è fornire un incentivo al miglioramento dell’efficienza, o al passaggio verso fonti energetiche più pulite. Ma la crisi finanziaria che ha colpito l’Unione Europea nel 2009, insieme a scarse contromisure per evitare la caduta dei prezzi, ha causato il boom di quote in eccesso sul mercato. I 7 euro odierni sono il 30% del livello considerato un valido incentivo a efficientare le aziende.

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