(Rinnovabili.it) – Quando si comincia con la riforma del mercato del carbonio europeo? La Commissione Ambiente del Parlamento europeo (ENVI Committee), deciderà domani se intende dare inizio al nuovo corso del meccanismo di scambio delle emissioni (ETS) da fine 2018 oppure prima. Una minoranza di Stati membri sta spingendo per dare inizio alla riforma nel 2017. Il piano della Commissione europea di ritirare dal mercato 900 milioni di quote in eccesso. Attualmente, il basso prezzo delle quote non stimola infatti gli investimenti a basso tenore di carbonio, necessari per raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE.
Queste centinaia di milioni di quote non verranno messe all’asta tra il 2019 e il 2020, ma finiranno in una Market Stability Reserve (MSR), dalla quale potranno essere restituite al mercato se l’aumento del prezzo del carbonio si dimostrasse eccessivo.
Le quote ETS sono salite del 2% circa, a 7,60 euro la tonnellata. Molto lontano dai 30 euro del 2006. Per tornare su quelle cifre, servirà più di un decennio. L’ETS è progettato per rendere gli inquinatori responsabili delle proprie emissioni, ma la crisi economica ha generato un avanzo di oltre 2 miliardi di euro in quote di carbonio, che ha schiacciato il mercato. Ecco perché Bruxelles ha in programma ora una revisione del sistema.
Inizialmente, la Commissione europea aveva stabilito di dare avvio alla riforma nel 2021, per la gioia degli inquinatori. Ma i Verdi e altri gruppi politici di centro sinistra stanno spingendo per anticipare al 2017 o all’inizio del 2018 al più tardi.
La campagna di questa minoranza ha ricevuto il sostegno inaspettato, la scorsa settimana, da parte di un’alleanza di oltre 60 utility e associazioni del settore energetico, che credono che la riforma dovrebbe essere avviata il più presto possibile. Avvertono che se passerà la proposta attuale, il mercato raggiungerà solo l’equilibrio troppo tardi, nella seconda metà del prossimo decennio. E anche se l’MSR venisse aperta nel 2017, il mercato non potrà essere stabile fino al 2024. Questo significa che solo il 12% delle quote totali in eccesso potrebbe essere ritirato e inserito ogni anno nella riserva.