Per il ministro dell'Ambiente Galletti l'accordo è una "buona base di partenza" per il prossimo negoziato con Parlamento e Commissione. Ma l'accordo raggiunto ieri non lo soddisfa pienamente
(Rinnovabili.it) – “Una delle proposte è stata approvata senza la necessaria discussione preventiva” e per questo l’Italia ha votato contro. Lo ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ieri a Bruxelles, al termine della lunga giornata dove insieme ai suoi omologhi ha discusso la riforma del sistema di scambio emissioni comunitario (ETS). Proposta che è stata emendata ed è passata con 19 voti a favore e 9 contro. Lo scorso 15 febbraio l’Europarlamento aveva dato il via libera al testo nella sua versione base. Dopo l’ok dei ministri inizia un’ulteriore fase di negoziati, durante i quali Commissione e Parlamento dovranno trovare la quadra.
Il testo fatto circolare da Malta (che ha la presidenza di turno) mette in campo misure per rafforzare i prezzi delle quote raddoppiando il tasso con cui la Market Stability Reserve (MSR), la riserva stabilizzatrice del mercato di carbonio, integra le quote in eccesso nel caso in cui in un dato anno il numero totale di quote di emissione superi una soglia concordata. Inoltre, la proposta prevede che a partire dal 2024 vengano cancellate, su base annuale, le quote in surplus “stoccate” nella riserva, a condizione che l’ammontare totale superi i 650 milioni di euro. Il sistema prevede poi un ammortizzatore per le industrie che temono di restare a corto di quote qualora venga applicato un “fattore di correzione transettoriale” (CSCF) uniforme che riduce i crediti provvisori, ovvero le quote gratuite assegnate a ciascuno Stato membro: un 2% di quote in più da assegnare liberamente agli Stati invece che attraverso l’asta.
“Siamo d’accordo sulla necessità di costruire delle regole robuste, ambiziose e trasparenti, che mettano tutti paesi in uguali condizioni”, ha dichiarato Galletti prima della votazione sul nuovo ETS, tuttavia “ il testo non risponde completamente alle nostre aspettative”. Due le criticità principali. La prima: il documento non conterrebbe una proposta adeguata per la risoluzione delle distorsioni di mercato causate dalla compensazione nei costi indiretti. “È necessaria una completa armonizzazione tramite l’istituzione di un fondo europeo”, ma mancando i consensi in tal senso, per il ministro si dovrebbe ovviare definendo “un limite percentuale alla possibilità di compensare”.
La seconda criticità riguarda invece il CSCF. “Concordiamo sulla necessita su evitare l’applicazione fattore di correzione transettoriale – continua Galletti – dal momento che comporterebbe un taglio indiscriminato a tutte le assegnazioni gratuite per gli impianti industriali. Tuttavia la percentuale di quote da mettere all’asta è ancora pari al 57%, con una flessibilità a favore della percentuale gratuita di solo l’1%”. L’Italia ritiene che dovrebbe essere aumentata fino al 4%. Sulla stessa linea la Germania, ma anche il Belgio (che chiedeva una percentuale del 5%), insieme a Ungheria e Repubblica Ceca.
Poco o nulla soddisfatto il direttore di CAN Europe, Wendel Trio: “Rispetto a dove dovremmo essere per bloccare la crisi climatica, questa decisione è un’opportunità sprecata. I risultati non sono minimamente vicini a ciò di cui l’UE ha bisogno per fare dell’ETS una policy che vada a ridurre le emissioni”.