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Rifiuti, smog e acque: l’UE suggerisce all’Italia come migliorare

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Rifiuti, smog e acque: l’UE suggerisce all'Italia come migliorare

 

(Rinnovabili.it) – “L’attuazione delle politiche ambientali rappresenta per l’Italia una sfida, in considerazione delle notevoli divergenze regionali esistenti in termini di gestione delle risorse idriche e dei rifiuti”. Questo quanto emerge sfogliando il report italiano pubblicato oggi dalla Commissione Europea.

Bruxelles ha elaborato 28 relazioni che descrivono le principali sfide e opportunità dell’attuazione delle politiche ambientali per ciascuno Stato membro. Il documento dedicato al Belpaese conferma quelle che possono essere considerate le criticità storiche del tessuto italiano e mette in luce nuove sfide: la gestione dei rifiuti e le infrastrutture idriche, così come il trattamento delle acque reflue, in particolare, nel Sud Italia e la gestione dell’utilizzazione del suolo, delle alluvioni e dell’inquinamento atmosferico nelle regioni centrali e settentrionali. Senza dimenticare le lacune nel processo di designazione dei siti ‘Natura 2000’.

 

 

Problemi dovuti da un lato al puzzle normativo che caratterizza le regioni italiane, e dall’altro a misure inefficienti che rispondono allo stato emergenziale senza andare alla radice della questione.

 

Politiche ambientali, i ritardi italiani

Un esempio? I rifiuti: le ragioni delle differenze tra Nord e Sud Italia siano dovute principalmente alla tardiva industrializzazione delle regioni meridionali, alle difficoltà in termini di capacità amministrative e a uno squilibrio economico tra i comuni che mettono in atto la raccolta differenziata. Ma un peso rilevante sulle diverse prestazioni a livello geografico lo hanno le tariffe applicate per il conferimento in discarica nelle varie regioni. Per questo motivo l’esecutivo suggerisce all’Italia di “introdurre una tassa nazionale sulle discariche oppure di armonizzare le imposte regionali”, così come di utilizzare le entrate per sostenere la raccolta differenziata e infrastrutture alternative, migliorando le operazioni tra Regioni.

 

Un altro problema emergente con cui il Belpaese sta ancora facendo i conti (e che ci potrebbe costare a breve un richiamo ufficiale) è rappresentato dalla cattività qualità dell’aria. L’attenzione di Bruxelles è puntata sia alle elevate emissioni di PM 10 “associate all’uso crescente di legna da ardere in unità di combustione di piccole dimensioni” che alle diverse zone di qualità dell’aria dove “non sono stati soddisfatti gli obiettivi a lungo termine relativi alla concentrazione di ozono.

Altro punto dolente: le licenze vengono rilasciate a livello regionale e statale attraverso la cosiddetta autorizzazione integrata ambientale (AIA), ma le prove dimostrano che “l’attuazione delle condizioni prescritte nelle AIA non è sempre soddisfacente e richiede l’intervento delle autorità centrali e/o della Commissione europea, come illustrato dal caso ILVA di Taranto”.

 

In realtà, quando si parla di inquinamento atmosferico, l’Italia non è sola: in 23 dei 28 Stati membri le norme sulla qualità dell’aria non sono ancora rispettate, in totale, si registra il superamento dei livelli in più di 130 città in tutta Europa. E un discorso non troppo dissimile può essere fatto sul fronte della prevenzione dei rifiuti e la gestione idrica.

 

I punti di forza del Belpaese

 Il documento, che è parte di un pacchetto più ampio di misure UE adottato oggi dalla Commissione, annovera però anche alcuni punti di eccellenza italiani come gli approcci innovativi nei progetti Life e gli indicatori di Benessere equo e sostenibile (Bes) sviluppati da Istat e Cnel.

 

“Un’applicazione frammentaria e non uniforme delle norme ambientali non rende servizio a nessuno – ha affermato Karmenu Vella, Commissario UE per l’Ambiente – Migliorare le modalità di applicazione del diritto ambientale va a vantaggio dei cittadini, delle amministrazioni pubbliche e dell’economia. È qui che entra in gioco il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali”.

 

Il lancio del pacchetto sul riesame dell’attuazione delle politiche ambientali sarà seguito da discussioni con ciascuno Stato membro, dal lancio di uno strumento orizzontale peer-to-peer che consenta agli Stati membri di aiutarsi a vicenda scambiandosi conoscenze ed esperienze, e da dibattiti politici nell’ambito del Consiglio «Ambiente».

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