(Rinnovabili.it) – Lo avevamo annunciato qualche settimana fa, quando erano usciti i dati preliminari del documento: il riciclo dei rifiuti urbani può costituire una delle principali leve occupazionali per il futuro a breve termine. Ora i numeri ufficiali anticipati dal WAS – Waste Strategy, rafforzano ulteriormente il concetto affermando che “solo diminuendo il ricorso alla discarica e implementando il riciclo dei rifiuti urbani nei prossimi anni si creerebbero fino a 195mila nuovi posti di lavoro“. Attualmente nel settore, si legge nel “WAS Report 2014” la cifra occupazionale è ferma a 68.300 (secondo i dati 2013 di Federambiente), ma il dato è in grado di triplicare se venissero rispettate a pieno le direttive europee in tema di riduzione dei rifiuti. per un paese come l’Italia, che continua ad infrangere la legge comunitaria a causa delle sue discariche illegali, potrebbe apparire come un obiettivo difficile. Difficile, ma non impossibile. Secondo il quadro normativo disegnato in Europa, il Belpaese dovrà entro il 2020 aumentare di almeno il 50% in peso i rifiuti urbani da riciclare.
Per gli autori del rapporto, anche nelle stime più prudenziali – quelle che invece di avere come riferimento la direttiva Ue prendono in considerazione uno sviluppo ‘business as usual’ – si otterrebbe comunque una riduzione di quasi 4 milioni di tonnellate di rifiuti in discarica e un aumento di occupazione pari 89mila nuovi posti di lavoro, per lo più nel Sud e nelle Isole. “In un quadro complessivo di questo genere, enormi sono le ricadute pratiche“, afferma Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys. “Il dato generale ci parla di un vantaggio economico complessivo che può arrivare a sfiorare i 16 miliardi di euro: nel dettaglio, si tratta di 10,8 miliardi di giro d’affari sviluppati dalla filiera (raccolta differenziata, trasporto, selezione, compostaggio, ecc, ecc) e fino a 5 miliardi per le infrastrutture (impianti di selezione, compostaggio, termovalorizzazione, ecc. ecc). Anche mantenendo una previsione più prudenziale, il giro d’affari movimentato entro i prossimi sei anni è di circa 8 miliardi di euro. E positivi, appunto, sono anche gli effetti sul lavoro: si parla di una ricaduta occupazionale di quasi 195mila unità”.