Il calore in eccesso prodotto dalle apparecchiature elettroniche a bordo della Stazione Spaziale Internazionale potrebbe essere trasformato in energia elettrica utilizzabile per alimenatre gli strumenti stessi
(Rinnovabili.it) – Il riciclo non conosce confini. A dimostrarlo è il progetto condotto da un gruppo di giovani ingegneri della Rice University e premiato addirittura dalla Nasa nel suo concorso X-Hab Academic Innovation Challenge. Il Team Space Ring, questo il nome della squadra di studenti, ha realizzato un dispositivo appositamente progettato per riciclare il calore disperso dall’elettronica di bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e trasformarlo in elettricità. Il progetto prevede di usare piccoli generatori termoelettrici collegati insieme e capaci di convertire le dispersioni termiche in energia elettrica mediante l’effetto Seebeck, che determina un flusso di elettroni all’interno del materiale: maggiore è la differenza di temperatura, maggiore è la quantità di corrente prodotta.
I generatori termoelettrici del primo prototipo realizzato sono già abbastanza efficienti per alimentare delle pompe, ma la squadra spera che un tasso di conversione del 15 per cento possa essere sufficiente per destinare l’energia elettrica così prodotta anche per altri usi. Gli studenti hanno spiegato che nelle applicazioni spaziali i generatori saranno collocati all’interno di uno scambiatore di calore a doppia conduttura, attraverso il quale un fluido caldo (il termovettore del calore disperso dagli apparecchi elettronici) e un fluido freddo (un liquido refrigerante come ammoniaca) dovrebbero fluire. Per motivi di sicurezza, negli esperimenti di laboratorio hanno usato l’acqua bollente e il ghiaccio in un sistema di 20 generatori termoelettrici che ha fornito circa 25 volt di elettricità, abbastanza per rendere il sistema autosufficiente. “Anche se probabilmente non sarà possibile usare questo accorgimento sull’ISS – spiega Patrick George, uno dei dirigenti della Nasa che ha organizzato il concorso che ha premiato sei università – ci dà comunque utili suggerimenti per il futuro”.