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Ricerca idrocarburi, si protesta anche nel mare marchigiano

Cresce il fronte del NO alle nuove piattaforme di trivellazione dopo l’ok del Governo alle procedure di VIA nelle Marche. Legambiente: “la Regione faccia pressione sul Governo Italiano”

Ricerca idrocarburi,
Foto di Alberto Benatelli

(Rinnovabili.it) – Difendere il mare e il futuro  che attende ambiente, turismo e pesca. Con questo obiettivo la campagna #StopSeaDrilling – NOOIL procede nel suo viaggio a bordo di Goletta Verde, l’imbarcazione di Legambiente che ha raggiunto oggi le Marche. E’ proprio qui infatti che si concentra una buona fetta del territorio a “rischio trivelle”, pari a oltre 215 mila ettari. Anche se ormai parlare di rischio è inesatto, dal momento che i permessi alle concessioni per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi ci sono quasi tutti. In soli dieci giorni, da 3 al 12 giugno, i Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e dei beni e delle attività culturali e del turismo hanno firmato dieci decreti che formalizzano la chiusura con esito positivo di altrettante procedure di Valutazione di impatto ambientale riguardo richieste di permessi di prospezione o ricerca nel mar Adriatico.

Le conseguenze di questi atti sono il nullaosta ambientale su attività di ricerca per idrocarburi in un’area complessiva di 4.782 kmq concentrata soprattutto in Adriatico meridionale. Tra questi c’è un permesso di 138 km quadrati, titolare Appennine Energy, situato di fronte la costa marchigiana tra Civitanova Marche e Grottammare. Altri 14.510 km quadrati sono infine destinati ad attività di prospezione (richiesta della Spectrum Geo Limited) per un’area a largo della costa da Termoli a Rimini che coinvolge quindi Marche, Abruzzo, Molise ed Emilia. “Una vera follia visto che le quantità di idrocarburi in gioco inciderebbero ben poco sull’economia e sull’indipendenza energetica italiana. Senza contare che mentre la maggior parte del guadagno andrebbe a compagnie private, gli eventuali e possibili danni ricadrebbero tutti sulla collettività del nostro Paese”, spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente.

L’associazione si confronterà questo pomeriggio, nel corso dell’incontro “Dal territorio un’alternativa al petrolio – buone pratiche di gestione del territorio e sostenibilità per allontanare la dipendenza dalle fonti fossili” con amministratori, enti locali, balneari, pescatori e operatori turistici. “La Regione – commenta Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche – ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro l’art. 38 del decreto Sblocca Italia tenendo presente la svolta energetica che il nostro Paese sta vivendo, Marche comprese. E’ necessario puntare sulle energie rinnovabili, sulla produzione diffusa e sul risparmio energetico, solo così potremmo affrontare con forza e decisione le nuove sfide. Siamo inoltre convinti che il futuro di questo territorio sia fatto di qualità ambientale per la crescita dell’economia, del turismo, dell’agricoltura di qualità e delle produzioni tipiche.  […] Per questo chiediamo alla Regione di fare pressione sul Governo Italiano affinché si faccia promotore di un’azione a difesa del Mare Adriatico”.