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Federchimica: sostenibilità ed economia circolare per il pianeta

Il 24° rapporto Responsible Care conferma le ottime performance dell’industria chimica a favore di salute, sicurezza, ambiente, sempre più impegnata nell’economia circolare

responsible care di Federchimica

di Fabrizia Sernia

(Rinnovabili.it) – L’industria chimica italiana macina risultati sempre più positivi sul fronte della sostenibilità, della salute, della sicurezza e dell’ambiente, con un’attenzione crescente all’economia circolare. Da decenni le imprese chimiche in Italia che aderiscono a Responsible Care, il programma volontario dell’industria chimica mondiale, che impegna a realizzare  valori e comportamenti di eccellenza, a favore di salute, sicurezza e ambiente, migliorano le proprie performance su questi fronti. Dal  Rapporto Responsible Care, giunto alla sua 24esima edizione e presentato a Milano dal presidente della Federchimica, Paolo Lamberti, sono emerse molte conferme. L’industria chimica è già in linea con gli obiettivi dell’Unione europea sui cambiamenti climatici al 2020 e al 2030: ha ridotto i gas serra del 61% e migliorato l’efficienza energetica del 55% rispetto al 1990. Rispetto a 30 anni fa, le emissioni in atmosfera ed effluenti negli scarichi idrici si sono drasticamente ridotti, rispettivamente del 95% e del 78%. 

Impegnata con determinazione a perseguire il nuovo modello dell’economia circolare, specie da parte  delle imprese aderenti al programma Responsible Care, l’industria  chimica previene per quanto possibile la produzione di rifiuti, vedendo nel riciclo la prima modalità di smaltimento (24%),  mentre alla discarica si ricorre solo nel 9% dei casi. Anche i consumi ridotti delle risorse e dell’acqua mostrano risultati molto incoraggianti. L’industria chimica ha abbattuto i consumi di materia prima di origine fossile nel corso degli anni, passando dagli 8,3 Mtep ( consumi di materia prima) del 1990 ai 5,6 Mtep del 2016. E i consumi di acqua delle imprese aderenti a Responsible Care nel 2017 sono stati pari a 1301 milioni di metri cubi, in riduzione sia rispetto all’anno precedente (1382), sia al 2014 (1450). Rispetto al 2005, primo anno per il quale è disponibile un dato significativo e attendibile, la riduzione è stata di circa 850 milioni di metri cubi. Le imprese chimiche utilizzano l’acqua principalmente per il raffreddamento degli impianti (93%) e per la parte rimanente per i processi produttivi, per i prodotti e per la pulizia dei siti (7%). Accanto a questi dati si affiancano quelli, non meno importanti, su salute dei dipendenti e sicurezza, dove l’industria chimica si conferma un comparto di eccellenza, sia con il minor numero di infortuni rapportato alle ore lavorate – migliore del 33,5% rispetto alla media manifatturiera nel 2017 -, sia con le migliori prestazioni in termini di incidenza di patologie connesse allo svolgimento delle mansioni professionali, in proporzione all’attività lavorativa effettuata – mediamente  inferiore di circa il 45% rispetto all’industria manifatturiera.

La chimica – ha affermato il presidente di Federchimica, Paolo Lamberti è un modello di sviluppo sostenibile. Siamo un riferimento di sostenibilità, non solo per i risultati ottenuti, ma anche per il ruolo propulsore che, in quanto infrastruttura tecnologica, svolgiamo per tutti i settori industriali. I prodotti chimici sono impiegati in tutte le attività economiche, dall’industria all’agricoltura, dai servizi ai consumi delle famiglie e contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale di chi li utilizza, siano essi imprese o consumatori”.

Il Rapporto Responsible Care è uno strumento importante per il settore, perché trasmette con un approccio scientifico, trasparente e concreto, non solo l’impegno, ma i risultati – opportunamente quantificati – ottenuti dalle imprese chimiche. “Questi risultati – ha proseguito Lamberti – sono particolarmente significativi, considerato che sono stati raggiunti in un contesto istituzionale molto difficile, non solo per la caduta del mercato interno, ma soprattutto per le inefficienze e gli oneri del Sistema Paese che, purtroppo, rappresentano ancora un ostacolo per la nostra attività. Nell’attuale, complessa situazione economica, politica e sociale – ha sottolineato –  deve esserci consapevolezza che la vera sostenibilità, in grado di creare e mantenere benessere diffuso, ha bisogno dell’industria, soprattutto di quella difficile da realizzare e da imitare, basata su scienza e tecnologia, su impianti complessi e sicuri, su risorse umane qualificate e continuamente formate”. Un’industria capace anche di essere competitiva: “La competitività – ha concluso Lamberti – dovrebbe essere considerata da tutti come un valore sociale da difendere: perché è certamente giusto redistribuire la ricchezza, ma prima è necessario produrla”.

La chimica, anche attraverso i risultati di Responsible Care, dimostra ogni anno di possedere queste caratteristiche e deve essere considerata uno strumento essenziale di progresso tecnologico e un diffusore di cultura della sostenibilità”. Sulla base di queste sfide e dei risultati conseguiti, è stato conferito il Premio Responsible Care ai tre migliori progetti di sostenibilità, che nel 2018 sono stati  realizzati da Arkema, Bracco Imaging e l’Oréal Italia.

I premi Responsible Care 2018

Arkema, progetto Safety Academy: un progetto di formazione per la condivisione dei valori e degli obiettivi di sicurezza in un contesto aziendale variegato a causa di recenti acquisizioni e riorganizzazioni.

Sono stati coinvolti tutti i dipendenti dei sette stabilimenti del Gruppo in Italia. La formazione comprende la discussione di una “Learning Map”, ovvero un percorso per raggiungere l’obiettivo zero infortuni. I feedback ottenuti sono stati molto positivi: negli ultimi tre anni, gli indicatori infortunistici del Gruppo sono migliorati significativamente.

Bracco Imaging, progetto Revamping illuminotecnico del sito di Torviscosa: un nuovo sistema di illuminazione basato su lampade a LED dotate di regolatore di intensità e di direzione del flusso luminoso. Nel nuovo impianto di illuminazione è stato inserito un sistema di automazione, da cui si accede tramite l’intranet aziendale, che è in grado di riconoscere, ogni lampada LED installata, modificarne il flusso e l’intensità luminosa in base agli input di soleggiamento esterno o in base ad esigenze specifiche. Il sistema di automazione consente anche la rendicontazione dei consumi di energia elettrica grazie a cinque strumenti di misura che calcolano il consumo tramite un algoritmo. Il progetto ha apportato benefici sia in termini di riduzione dei consumi energetici, sia in termini di sicurezza e salute sul lavoro migliorando il comfort visivo degli operatori soprattutto nelle ore notturne.

L’Oréal Italia, Stabilimento a zero consumo di acqua, Settimo Torinese: un progetto integrato per azzerare il consumo idrico del sito produttivo. Da gennaio 2018 lo stabilimento consuma acqua unicamente come materia prima nei prodotti e non per altri usi. Un obiettivo raggiunto grazie a un articolato percorso pluriennale che ha portato all’installazione di vari impianti di trattamento delle acque: tecnologie innovative, basate su sistemi di ultrafiltrazione, vasche di depurazione biologica, un evapoconcentratore, una stazione di depurazione e infine un sistema ad osmosi inversa. Con queste tecnologie, il sito produttivo ha più che dimezzato il proprio consumo idrico ed azzerato la quantità di acqua prelevata dai propri pozzi artesiani. Il riutilizzo e quindi il risparmio di acqua è quantificabile in più di 48.000 m3 di acqua ogni anno, una quantità equivalente a più di 100 piscine da 25 metri.