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I raffinatori di petrolio vogliono continuare ad inquinare gratis

A pochi giorni dall'avvio dei negoziati tra Commissione, Parlamento e Consiglio UE anche le raffinerie di petrolio chiedono sconti sulla riforma dell'ETS

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Il settore delle raffinerie di petrolio vuole sabotare la riforma dell’ETS

 

(Rinnovabili.it) – Si intensificano le operazioni di lobbying sull’Unione Europea allo scopo di far naufragare qualsiasi progetto di aumento del prezzo del carbonio. Stavolta tocca alle raffinerie di petrolio minacciare di spostare la produzione fuori dal vecchio continente per evitare danni economici dovuti a legislazioni meno morbide.

Il 12 ottobre le istituzioni europee si riuniscono a porte chiuse per trovare un compromesso sulla riforma del sistema di scambio delle emissioni (ETS) dopo il 2020. Si tratta dello strumento di punta dell’Unione europea per frenare il cambiamento climatico, sebbene finora sia stato a dir poco “spuntato”. La causa sono i bassissimi prezzi del carbonio, piombati a cifre irrisorie grazie alle quote gratuite insufflate nel meccanismo dalla Commissione Europea. In sostanza, fatta la legge, trovato l’inganno. E 12 anni dopo si sta per addivenire ad una riforma che partirà solo nel 2020.

Come se non bastasse, i raffinatori di petrolio hanno raggiunto la coalizione delle industrie pesanti che premono su Bruxelles e Strasburgo per avere un trattamento di favore anche questa volta, rinviare la transizione energetica e continuare a guadagnare da un sistema che dovrebbe penalizzare gli inquinatori.

 

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Insieme alle aziende del settore del cemento, del vetro, della carta, della chimica e dei metalli, le raffinerie hanno finora beneficiato di quote di carbonio gratuite in quantità. L’attuale progetto di riforma non cambia drammaticamente lo stato di cose. Le industrie ad alta intensità di energia continueranno a ricevere regalìe dalle istituzioni: semplicemente, dovrebbero essere un po’ meno. Eppure, le imprese sono sul piede di guerra, specialmente dopo che BusinessEurope, la Confindustria europea, ha calcolato che i costi di emissione di una tonnellata di CO2 potrebbero aumentare fra i 33 e i 36 euro entro il 2030 con le attuali proposte di riforma. Inaccettabile per gli inquinatori, che oggi comprano una tonnellata di carbonio a 5 euro. Ne servirebbero almeno 30 per incoraggiare investimenti verso tecnologie meno inquinanti.

Le centinaia di raffinerie in Europa hanno emesso circa 140 milioni di tonnellate di CO2 l’anno scorso, ricevendo in cambio 100 milioni di quote gratis. Non basta: ora chiedono di poter utilizzare quote non utilizzate nel periodo 2014-2020 come valvola di sicurezza dopo la riforma, chiedono di aumentare le assegnazioni gratuite dal 43% al 48%. In alternativa, minacciano, dovranno spostarsi altrove, con perdite di posti di lavoro e ripercussioni politiche sulle istituzioni che li hanno penalizzati.