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Qualcuno bara sugli pneumatici fuori uso

Scoppia la polemica fra l’associazione europea dei riciclatori di pneumatici fuori uso e quella dei produttori, accusata di perdersi il 57% delle gomme

Qualcuno bara sugli pneumatici fuori uso

(Rinnovabili.it) – Chi sta barando sui numeri degli pneumatici fuori uso? Le associazioni europee del settore i scontrano sui dati, con i riciclatori che accusano i produttori di aver dimenticato di tracciare oltre la metà delle gomme messe in commercio. Una bella fetta di business che sfuma per gli impianti di recupero, e diventa un danno per l’ambiente (dove finiscono altrimenti tutti questi pneumatici?) e un vantaggio per chi fabbrica copertoni e può aggirare la responsabilità estesa del produttore.

Il caso è stato sollevato dall’ETRA (European Tyre Recycling Association), che nella sua conferenza di fine marzo ha dichiarato che il numero delle gomme esauste censito dall’associazione dei produttori (ETRMA, European Tyre and Rubber Manifacturers Association) è largamente sottostimato. Le accuse dell’ETRA arrivano a sostenere che i calcoli dei produttori siano sbagliati di molto: gli pneumatici che questi ultimi dichiarano giungere a fine vita nell’UE ogni anno sarebbero il 57% in meno del totale reale.

Qualcuno bara sugli pneumatici fuori uso_

Le ragioni delle incongruenze

Naturalmente l’ETRMA respinge le critiche, dichiarando che l’aver cambiato di recente la metodologia di segnalazione ha portato l’associazione dei riciclatori a sbagliare i calcoli. Inoltre, i produttori sostengono che i dati presentati nel report 2014 sono circoscritti ai Paesi con responsabilità estesa del produttore che hanno una società di gestione degli pneumatici fuori uso facente parte della rete ETRMA. Ecco perché, spiega il gruppo, i dati rappresenterebbero solo il 71% del totale nei 14 paesi rappresentati.

Secondo l’ETRA, invece, la sottostima deriva dal fatto che sia i programmi di riciclo delle gomme governativi che quelli privati si basano sui dati ETRMA, e quindi potrebbe far comodo scaricare il produttore dalla fatica di seguire il prodotto fino alla fase di ritiro, riciclo e smaltimento finale.

«Queste sono cifre sulle quali si fondano le strategie di riciclo in tutta Europa, numeri che gli investitori utilizzano per i loro business plan», afferma l’associazione, che sottolinea anche come la maggior parte dei programmi di riciclo degli pneumatici in UE sia dominata da organismi di settore creati per legge – come Aliapur in Francia, Signus in Spagna, Ecopneus in Italia – che rappresentano i grandi produttori.

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Le colpe del “buco” nel settore degli pneumatici fuori uso

Questo sistema sembra funzionare nella maggior parte dei mercati dell’Europa occidentale, ma il tasso pro capite dei prodotti di scarto derivati dagli pneumatici crolla nell’area mediterranea e negli stati dell’Europa orientale.

Il gruppo ha osservato che se i pfu reali sono molti di più rispetto alle statistiche diffuse, è necessario interrogarsi sulle modalità di raccolta dati in tutto il continente, con particolare riferimento alle incongruenze che derivano dal confronto tra pneumatici prodotti e quantità (troppo basse secondo l’ETRA) dei sottoprodotti che se ne ricavano una volta giunti a fine vita. L’associazione punta il dito contro i governi e gli organi che, deputati a controllare il processo, non si sarebbero accorti del buco.

Le critiche dell’ETRA investono anche il versante import-export: l’associazione ha dichiarato che l’industria dovrebbe rivedere il modo con cui le importazioni e le esportazioni vengono contabilizzate. L’aumento delle vendite on line ha reso le frontiere intraeuropee molto più porose, e questo commercio non è conteggiato dagli Stati in cui avviene la consegna.