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Come affrontare la povertà energetica in Europa

povertà energetica in Europa
Credit: Pxfuel – Creative Commons Zero – CC0

 

Dalla riqualificazione edilizia alla digitalizzazione, ecco cosa funziona contro la povertà energetica in Europa

(Rinnovabili.it) – All’interno della comunità europea oltre 50 milioni di persone nel 2018 non sono state in grado di acquistare quei beni energetici minimi, necessari al loro benessere. Una condizione chiamata povertà energetica o fuel poverty, e il cui impatto ha gravi ripercussioni sulla salute e la vita sociale. Sebbene non esista una definizione europea comune, Bruxelles tiene da tempo sott’occhio alcuni indicatori essenziali per stimare  l’entità del problema. E oggi spiega come la questione sia molto più complessa del previsto ma che esistano anche degli strumenti per affrontarla. Quali? La risposta arriva dal nuovo rapporto (testo in inglese) del Centro Comune di Ricerca – JRC. Gli scienziati hanno analizzato una serie di progetti finanziati in questi anni dall’UE per affrontare la povertà energetica in Europa: 31 iniziative di ricerca e innovazione attuate in 30 paesi (UE28 + Norvegia, Serbia e Macedonia settentrionale). 

 

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Il passo successivo è stato raggruppare i progetti in quattro categorie, in base al loro scopo, per valutarne pro e contro. Nel dettagli le categorie sono:

 

  1. Progetti di digitalizzazione, in cui la tecnologia dell’informazione e della comunicazione (TIC) è utilizzata per ridurre i consumi energetici nelle famiglie a rischio fuel poverty, che vivono principalmente in complessi di edilizia popolare. Questi progetti hanno dimostrato che i contatori intelligenti, ad esempio, possono portare a una riduzione delle bollette. Tuttavia, l’efficacia delle soluzioni ICT testate dipende da una varietà di fattori tecnici, geografici, sociali e culturali. Una mancanza di esperienza nella gestione della tecnologia o bassi tassi di alfabetizzazione, ad esempio, limitano le opportunità di risparmio energetico.  
  2. Progetti di cambiamento comportamentale, basati su consigli personalizzati per incoraggiare un cambiamento negli stili di vita e nelle abitudini quotidiane attraverso visite a domicilio di un consulente o “ambasciatore dell’energia”. Una delle sfide in questi progetti è quella di reclutare e coinvolgere i consumatori vulnerabili, principalmente a causa del loro disagio nel riconoscere i loro svantaggi.
  3. Progetti di finanziamento, che affrontano le barriere legali e finanziarie per migliorare gli edifici esistenti con attrezzature ad alta efficienza energetica (la cosiddetta riqualificazione energetica). Tuttavia, ristrutturare un edificio spesso non è sufficiente per ridurre il consumo di energia dei residenti, poiché i risparmi dipendono fortemente dal comportamento dell’occupante. Una delle sfide principali è coinvolgere i residenti nei lavori di ristrutturazione.
  4. La condivisione dei progetti di buone pratiche mira a identificare e promuovere soluzioni su misura per affrontare le barriere tecnologiche, sociali e finanziarie che ostacolano il retrofit energetico degli alloggi sociali in Europa. Alcuni risultati del progetto hanno menzionato la necessità di limitare eventuali aumenti degli affitti derivanti da investimenti di riqualificazione. In situazioni di povertà energetica elevata, affitti più elevati potrebbero significare che il retrofit non comporta una riduzione della povertà.

 

“Attraverso l’analisi di questi progetti -spiega il JRC – la relazione evidenzia le tendenze emergenti negli sforzi per combattere la povertà energetica in Europa e contribuire alla condivisione delle conoscenze e delle migliori pratiche. Mira inoltre a contribuire al dibattito in corso su come i finanziamenti dell’UE possano ulteriormente sostenere la lotta contro all’energy poverty e migliorare le condizioni di vita dei consumatori vulnerabili”.

 

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