(Rinnovabili.it) – L’archistar inglese Norman Foster ieri ha diffuso il progetto dei porti per droni che trasporteranno per l’Africa carichi urgenti, superando barriere come fiumi, montagne e assenza di strade. Questa libertà dalla rete infrastrutturale può essere paragonata al progresso legato all’utilizzo di cellulari al posto di telefoni fissi.
Le strutture ospiterebbero due linee di trasporto, la red line che utilizza droni di piccole dimensioni (massimo 10 kg di carico) per forniture mediche e di emergenza e la blue line, percorsa da droni più grandi (fino a 100 kg) che trasportano carichi più pesanti come pezzi di ricambio, dispositivi elettronici e piccoli animali – ad esempio galline -.
I porti serviranno come stazioni di servizio in cui gli addetti assicureranno un atterraggio sicuro dei piccoli velivoli, provvederanno alla ricarica e li ripareranno se necessario. In questi spazi ci sarà anche un ufficio postale, un punto di e-commerce ed un negozio di articoli digitali e tecnologici.
Fare di più con meno nei porti per droni
Le strutture a cupola che ospiteranno i mini corrieri saranno composte in parte con elementi prefabbricati mentre il resto sarà realizzato con materiali di provenienza locale, ad esempio le fondazioni in pietra ed i mattoni in argilla.
Il progetto pilota vedrà la luce in Ruanda nel 2016 e i primi tre edifici con i loro droni nel 2020 riusciranno a coprire il 44% dei rifornimenti nei piccoli villaggi lontani da strade e infrastrutture. Se questo esperimento andrà a buon fine il secondo passo sarà la realizzazione di 40 porti per droni per tutto il Ruanda, che serviranno anche il vicino Congo.
Questo ambizioso progetto, sviluppato in collaborazione con Afrotech e l’École Polytechnique Fédérale di Losanna (EPFL), potrebbe salvare moltissime vite grazie al trasporto dei beni di prima necessità in un paese in cui la geografia fisica e sociale rende molto difficili gli approvvigionamenti.
“L’Africa è un continente in cui il divario tra la crescita della popolazione e quella infrastrutturale sta crescendo in modo esponenziale. La scarsità di infrastrutture terrestri ha un impatto diretto sulla capacità di consegnare rifornimenti vitali, perfino qualcosa di così fondamentale come il sangue non è sempre disponibile per il trattamento tempestivo. Abbiamo bisogno di soluzioni radicali, audaci e immediate per affrontare questo problema”, ha dichiarato Jonathan Ledgard, fondatore di Redline.