Il progetto del Centro Sperimentale per il Vivaismo di Pistoia doveva essere tecnologicamente all'avanguardia. Ma lacci e lacciuoli normativi bloccano tutto. E il rischio è di perdere il finanziamento da 4 mln di euro
(Rinnovabili.it) – Dall’eccellenza di un progetto sperimentale alle sabbie mobili degli obblighi di legge sulle partecipate. La prima vertical farm italiana, che doveva essere ospitata dal Centro Sperimentale per il Vivaismo (Cespevi) di Pistoia rischia di restare su carta. Il problema? Il Centro è paralizzato: la Camera di commercio (che ha l’80% delle quote) deve uscire dalla partecipazione e sta cercando di vendere all’asta.
Come doveva funzionare la vertical farm di Pistoia? Il nome del progetto è “Eigs Center”, dove la sigla sta per “Energy Indoor Growing System”. In pratica, si tratta di una serra verticale che, oltre a ridurre a zero il consumo di suolo e abbattere il suo fabbisogno di risorse naturali ed energetiche, sarebbe alimentata con l’energia prodotta dagli scarti verdi e da altre fonti rinnovabili. Inoltre gli ideatori scommettono che sia in grado di sviluppare piantini e verdure molto più rapidamente delle altre tecniche di coltivazione.
Oltre a Cespevi, sono coinvolti come partner tecnologici del progetto l’Università di Pisa e le società genovesi Area Engineering e D’Appolonia spa, che si occupano di servizi ingegneristici in ambito di innovazione e sviluppo sostenibile. Purtroppo nessuno sta rilevando le quote Cespevi del portafoglio della Camera di commercio. La prima vertical farm italiana per il momento resta nel congelatore.