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Energia rinnovabile, Eurostat: l’UE lontana dagli obiettivi climatici 2020

Obiettivi climatici
Credits: Gerd Altmann da Pixabay

Le energie rinnovabili crescono troppo lentamente, allontanando l’Eurozona dai suoi obiettivi climatici.

 

(Rinnovabili.it) – Un’indagine di Eurostat mostra che le energie rinnovabili hanno contribuito al consumo energetico dei paesi dell’UE per circa il 18% nel corso del 2018. Nonostante la percentuale sia positiva, il lento ritmo di sviluppo del settore potrebbe ostacolare gli obiettivi climatici 2020 dell’eurozona, pari al 20% di energia da fonti rinnovabili nel mix energetico UE.

 

Con un aumento complessivo dello 0,5% rispetto al 2017, Eurostat mostra che, a fronte dell’ultima serie di dati rilasciata a febbraio 2019, solo la Lettonia ha raggiunto i suoi obiettivi climatici in anticipo, dopo aver aumentato la capacità di biomassa ed energia idroelettrica. L’Austria, l’Ungheria, il Portogallo e la Romania sono tutte a breve distanza e solo un punto percentuale le separa dall’elenco dei primi arrivati. Tuttavia, l’istituto di statistica sottolinea che l’andamento della capacità rinnovabile in Europa, seppur raddoppiato dal 2004, ad uno sguardo più attento mostra un rallentamento annuale a partire dal 2015.

 

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Il tasso progressivo della crescita dell’energia rinnovabile nel settore energetico, dunque, è stato molto criticato da Eurostat, e i progressi sono lenti anche nel settore dei trasporti, dove per il 2020 sono stati fissati degli obiettivi climatici del 10%. Solo la Svezia e la Finlandia hanno raggiunto l’obiettivo fino al 2018, mentre in altri cinque paesi la percentuale è diminuita rispetto al 2017.

 

Il gruppo ambientalista Climate Action Network Europe in una dichiarazione ha sottolineato che “i leader dell’UE devono risolvere questo problema e tradurre i loro impegni climatici in politiche tangibili che allontanino ulteriormente gli investimenti dai combustibili fossili verso sistemi energetici basati al 100% sulle energie rinnovabili. La questione, infatti, è molto semplice: se non si riescono a raggiungere i modesti obiettivi climatici del 2020, sembra parecchio difficile che si possa seriamente puntare agli obiettivi ben più ambiziosi del Green Deal.

 

I governi europei stanno attualmente sottoponendo i loro piani energetici e climatici per i prossimi dieci anni alla Commissione Europea, che controllerà l’adeguatezza degli obiettivi climatici proposti a livello nazionale rispetto alle leggi sull’energia pulita che entreranno in vigore nel 2030. Tra queste, la più rilevante è quella che assegna un benchmark delle energie rinnovabili al 32%. L’Italia è stata tra gli ultimi paesi a consegnare il suo Piano Energia Clima finale (PNIEC), che prevede un obiettivo del 30% per il 2030, pari quasi al doppio dell’attuale capacità installata.

 

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Il timore degli osservatori, inoltre, è che gli Stati membri mettano in atto un ‘trucco contabile’, che potrebbe permettere ad alcuni governi di pagare altri paesi per una parte della loro energia rinnovabile in eccesso, che verrebbe così registrata nel registro dell’acquirente. Il Lussemburgo ha già approfittato di questa possibilità nel 2017, pagando alla Lituania 10 milioni di euro. I Paesi Bassi, che si trovano nella posizione peggiore per rispettare i propri impegni, stanno esplorando l’idea di mettere in campo simili accordi, secondo le fonti di Euroactiv. In generale, più paesi raggiungono i loro obiettivi in ​​anticipo, più l’opzione di trasferimento può essere utilizzata per bilanciare i libri contabili dei paesi del blocco ed evitare multe. Tuttavia, questo trucchetto non avrà alcun effetto sugli obiettivi climatici UE.

 

Eurostat ha inoltre diffuso i dati di alcuni paesi che aspirano ad aderire all’UE, quali Montenegro e Serbia. Il Montenegro ha infranto da tempo il suo obiettivo del 33% per il 2020 e si attesta al 38,8%, mentre la Serbia sta lottando sul 20,3% contro un benchmark del 27%. Né l’Albania né la Macedonia del Nord hanno raggiunto i loro obiettivi climatici.

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