(Rinnovabili.it) – Arriva direttamente dai laboratori dell’Università del Texas, a Dallas, l’ultima generazione di “muscoli artificiali“, strutture in grado di produrre energia quando allungate o pressate. Il loro componente base si chiama floruro di polivinile (PVDF), un polimero plastico normalmente impiegato in filtri, tubature o nel backsheet dei moduli fotovoltaici. Ma “se lo produciamo sotto precise condizioni, possiamo renderlo piezoelettrico”, spiega lo scienziato Walter Voit, a capo del team di ricerca texano. “Il che significa che se lo allunghiamo è in grado di generare energia elettrica. Oppure possiamo applicare una corrente sulla superficie del materiale e cambiargli forma”.
Nonostante fossero conosciute da tempo le proprietà di questa plastica, fino a ieri il suo utilizzo nel settore delle applicazioni energetiche è stato decisamente ridotto, impiegata, al pari di altri materiali con caratteristiche simili, perlopiù come piccoli sensori. Ma il potenziale di questa floruro di polivinile, se le sue proprietà piezoelettriche fossero migliorate, potrebbe andare ben al di là di queste applicazioni di prima generazione. In collaborazione con Shashank Priya, del Virginia Polytechnic Institute, Voit ha già compiuto nuovi ed importanti progressi verso questo obiettivo sviluppando dei polimeri “soft” per il recupero energetico: la strada è stata quella di incorporare nanostrutture organiche in carbonio nelle fibre di PVDF. Per attivare queste strutture, come muscoli artificiali devo però essere rese più resistenti e la squadra è impegnata a realizzare strutture complesse che raggiungano tale obiettivo.
Un altro potenziale utilizzo di questi materiali ad aver attirato l’interesse commerciale è quello dell’accumulo energetico. La Boeing, che ha finanziato alcune delle ricerche di Voit, è interessata ad utilizzare l’energia generata dalle azioni dei passeggeri aerei come sedersi, alzarsi e regolare i propri posti per alimentare alcune delle funzioni dell’aereo come ad esempio le piccole luci. “Ora stiamo cercando il modo di rendere il prodotto più facilmente lavorabile in scale più grandi per realizzare in futuro grandi apparecchi di stoccaggio energetico e pratici muscoli artificiali”.