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Dalle microalghe sarde l’innovazione per ambiente e biomedicina

Taglio del nastro per Comisar, il progetto di ricerca sardo che svilupperà tecnologie innovative basate sull’utilizzo di microalghe

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Alcune delle colture degli specialisti del Cinsa (foto di Santina Soru, dottoranda di ricerca al Cinsa)

 

Bioprodotti di valore dalle microalghe sarde

(Rinnovabili.it) – In Sardegna il futuro dell’innovazione ambientale è scritto nelle microalghe. Il Cinsa, Centro interdipartimentale ingegneria e scienze ambientali dell’Università di Cagliari, sta selezionando i ceppi locali da coltivare e trasformare in bioprodotti di valore. La destinazione finale? I mercati agroalimentare, biomedico, ambientale, cosmetico e nutraceutico. L’iniziativa fa parte del progetto COMISAR, che Cisna sta conducendo in collaborazione con il Centro di Ricerca Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna (CRS4). I partner si sono dati 30 mesi di tempo per sviluppare tecnologie innovative basate sull’utilizzo di questi organismi: si partirà dall’individuazione dei ceppi algali e terreni sardi più adatti alla coltivazione ottimizzando la tecnologia di estrazione per finire con la realizzazione di un impianto pilota di un impianto pilota. “Il tutto – spiega Giacomo Cao, responsabile scientifico del progetto – con importanti ricadute in campo ambientale. Infatti, sono applicabili al riutilizzo di anidride carbonica da gas di scarico, alla depurazione di reflui urbani e alla produzione delle bio-plastiche”.

 

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L’iniziativa tende la mano direttamente al tessuto industriale: sono già undici le imprese coinvolte più altre quattro in attesa di conferma, con l’obiettivo di riunire un cluster di aziende formato da realtà agricole che potranno implementare questo tipo di tecnica colturale, a quelle che si occuperanno della realizzazione degli impianti e della commercializzazione dei prodotti ottenuti.

Il lancio ufficiale di COMISAR si è tenuto il 28 marzo di quest’anno ma il Cisna lavora su questi organismi da oltre 10 anni. “I nostri studi sono iniziati nel 2006 e puntano alla costruzione di progetti con un’applicazione anche economica e creatrice di posti di lavoro”, aggiunge Cao, che è anche direttore del dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali dell’Università di Cagliari. “Abbiamo isolato le microalghe in Sardegna perché hanno caratteristiche più vantaggiose e performanti. Permettono, per la riproduzione e la coltivazione, risposte più vicine e interessanti alle strategie di mercato degli investitori”.

 

I vantaggi sono diversi: crescono velocemente, sono in grado di prosperare in acque ricche di nutrienti, possono assorbire CO2 insufflata nel mezzo di coltura e trasformarla in materia organica e sono in grado di crescere anche in climi caldi e in acqua salata senza sottrarre superfici utili all’agricoltura. “La Cocomixa, ad esempio, è capace di riprodursi in condizioni estreme. Produce lipidi richiesti nella nutracetica e nella farmacologia per gli Omega 6 e 3”. L’iniziativa è uno dei 35 progetti collaborativi promossi da Sardegna Ricerche attraverso il Programma “Azioni cluster top-down” ed è finanziato grazie al POR FESR Sardegna 2014-2020.