(Rinnovabili.it) – La Corte europea di Giustizia ha appena dichiarato che il mercato del carbonio, così com’è, non funziona. Troppe quote sono state regalate alle industrie pesanti, che non sono incentivate a comprarne all’asta in quantità sufficiente da optare per investimenti nelle tecnologie rinnovabili. La Corte ha anche chiesto un ricalcolo delle assegnazioni gratuite rispetto al periodo 2013-2020. Eppure i Popolari, primo gruppo politico nel Parlamento europeo, sono pronti a demolire gli effetti di questa misura aumentando le assegnazioni gratuite assegnate dopo il 2020.
Il sistema di scambio delle emissioni dovrebbe servire a soddisfare il principio “chi inquina paga”, acquistando all’asta quote di CO2 in proporzione all’inquinamento che generano. Ma un surplus di crediti gratuiti, elargiti dalla Commissione europea durante la crisi economica, ha schiacciato il mercato. Le industrie pesanti hanno potuto mantenere invariate, o perfino aumentare, le proprie emissioni senza pagare dazio, anzi guadagnandoci due volte. Aumentando il prezzo dei prodotti, hanno scaricato sui consumatori il costo delle quote di emissioni che non hanno nemmeno pagato.
Dopo un lungo dibattito, la Commissione europea ha proposto una riforma del mercato del carbonio che prevede, dopo il 2020, un 43% di quote elargite gratuitamente contro il 57% di quelle messe all’asta. Ma ora il Partito popolare ha manifestato l’intenzione di soffocarla nella culla. Mantenendo invariata la quantità complessiva di assegnazioni, chiede di aumentarne la percentuale da regalare alle aziende. Le ragioni per venire ancora una volta incontro all’industria, sono sempre le stesse: il carbon leakage, ovvero il rischio di delocalizzazione della produzione europea in zone di mondo dove la normativa è più larga di manica. Il ricatto occupazionale è l’arma più potente delle lobby industriali: dopo il verdetto della Corte europea di Giustizia, che ha chiesto di diminuire le quote “free” per il periodo 2013-2020, vogliono far rientrare dalla finestra i vantaggi che rischiano di perdere. E ci riusciranno, a meno che non si prendano misure drastiche a livello politico. Ma si tratta di rimettere in discussione un sistema globalizzato che premia i grossi player economici. Non sembra che tra i gruppi dominanti ci sia qualcuno intenzionato a scontentarli.