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Mercato del carbonio: l’industria all’assalto della riforma

mercato del carbonio

 

(Rinnovabili.it) – Sarà una guerra senza quartiere tra industria e istituzioni, e il vincitore non è affatto scontato. Sul terreno, alla fine, potrebbe restarci la riforma del mercato del carbonio, provvedimento che l’Unione Europea sta faticosamente portando avanti da mesi, con l’obiettivo di rendere presentabile un sistema di scambio delle emissioni (ETS) che non ha mai funzionato. Ma i lobbisti delle imprese chimiche e siderurgiche sono sulle barricate: fino ad oggi, molte delle aziende che rappresentano hanno realizzato lauti guadagni tramite mercato del carbonio, nato invece come vessillo della politica climatica europea, in un cortocircuito prevedibile.

Con forte ritardo, è arrivata una proposta di riorganizzazione del sistema: dovrebbe raddoppiare, temporaneamente, la quantità di quote sottratte al mercato e chiuse in una Market Stability Reserve (MSR) a partire dal 2019. Secondo un nuovo studio della società di consulenza ICIS, presentato ieri a Bruxelles e non ancora disponibile on line, questa misura porterebbe il prezzo del carbonio a moltiplicarsi per sette, passando dagli attuali 5 euro a 35 per tonnellata di CO2 entro il 2024.

Un bel deterrente per le imprese più inquinanti, che finora avevano rinviato ogni miglioramento del parco tecnologico grazie al costo irrisorio delle emissioni e ad un mercato in “overdose” di quote gratuite erogate dalla Commissione Europea.

 

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Secondo gli analisti di ICIS, che hanno preso in esame gli effetti delle attuali posizioni del Parlamento Europeo e del Consiglio, «il driver principale di questo aumento è il raddoppio temporaneo proposto per la Market Stability Reserve al 24%».

mercato del carbonioInoltre, spiega il rapporto, gioca un ruolo importante l’accordo tra stati membri che punta ad eliminare dalla MSR 2.500 quote di emissione nel solo 2024.

Il campo di battaglia si addensa di schieramenti, in vista del prossimo incontro tra eurodeputati e funzionari dei governi nazionali in agenda per il 30 maggio. Parlamento e Consiglio si riuniscono per un altro round di negoziati tesi a raggiungere una posizione comune sulla riforma post-2020, e sarà questo il momento in cui le lobby tenteranno nuovamente l’abbordaggio.

Peter Botschek, del Cefic, rappresenta l’industria chimica europea e spera di influenzare il processo fino ad ottenere una cancellazione delle misure proposte. Adolfo Aiello, direttore di Eurofer, porta gli interessi dell’industria siderurgica e critica i meccanismi volti ad «aumentare artificialmente il prezzo del carbonio».

Le differenze di vedute tra Parlamento e Consiglio aiutano i lobbisti: Strasburgo chiede un annullamento una tantum di 800 milioni di quote nel 2021, mentre i rappresentanti dei paesi membri vorrebbero eliminare dal 2024 tutte quelle che superano il volume delle quote messe all’asta l’anno precedente. Si tratta di 2,5 miliardi di quote soltanto per quell’anno e circa 3 miliardi entro il 2030.

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