(Rinnovabili.it) – La riforma del mercato del carbonio non deve introdurre fasce differenziate, perché danneggerebbe alcuni settori a scapito di altri. Inoltre spingerebbe le industrie a trasferirsi altrove, magari in Stati dove la legislazione sull’inquinamento è meno stringente. È il succo del messaggio che i grandi inquinatori hanno recapitato ieri a Bruxelles, dove la Commissione sta preparando le sue proposte per riformare un sistema, quello dell’Emissions Trading System (ETS) europeo, che è un vero colabrodo.
I 15 firmatari della lettera – tra cui le associazioni di categoria di chimica, cemento, rame, zinco, nickel, carta – propongono, di fatto, di non modificare lo status quo. Una situazione che la Corte di Giustizia europea, nell’aprile scorso, aveva però condannato: troppi regali ai grandi inquinatori, troppe quote gratuite assegnate all’industria pesante all’interno del mercato del carbonio. Perciò l’Ue si trova costretta ad apportare delle modifiche entro 10 mesi dalla sentenza, cioè per febbraio 2017.
Una delle proposte allo studio della Commissione prevede di dividere le industrie pesanti in diverse categorie, per poi assegnare il 100% di quote gratuite solo ad alcune, mentre per altre sarebbero ridotte al 30 e allo 0%. Un approccio che implica necessariamente costi maggiori per le imprese più inquinanti, che hanno reagito facendo cartello. Domani è in calendario una riunione del Comitato per l’ambiente del Parlamento europeo, in cui saranno discussi gli emendamenti presentati alla proposta di riforma dell’ETS.
Le industrie ad alta intensità energetica cercano così di far sentire tutto il loro peso, riesumando lo spauracchio del cosiddetto carbon leakage, cioè il trasferimento del business da parte delle imprese in Stati con minori restrizioni, tant’è vero che già nella prima riga della missiva ricordano che il loro “peso” è da calcolare in 2 milioni di posti di lavoro nell’area Ue. Per aggirare problemi di questo tipo, tra gli emendamenti presentati da alcuni parlamentari figura anche la proposta di aumentare il numero delle fasce, che significa fare in modo di garantire una copertura del 100% proprio a quelle industrie a più alto rischio di trasferimento. Finora la Commissione si è opposta.