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Mercato del carbonio: arriva il penultimo sì

Mercato del carbonio arriva il penultimo sì_

 

(Rinnovabili.it) – Ieri il Parlamento Europeo ha dato il penultimo via libera alla riforma del sistema di scambio delle emissioni (ETS). Dopo alcune schermaglie, andate in scena nei mesi scorsi, è stato confermato l’accordo di compromesso che vedrà cambiare il mercato del carbonio dal gennaio 2019. La Commissione Ambiente, di cui si attendeva il parere, si è espressa con 49 voti favorevoli, 8 contrari e 2 astenuti.

Il nuovo ETS comporterà la nascita di un’area di swap, la Market Stability Reserve (MSR), che permetterà di stoccare temporaneamente l’enorme surplus di quote di carbonio. Un cocktail di recessione e crediti gratuiti agli inquinatori ha infatti creato eccedenze per 2 miliardi. Ne è seguito un crollo del prezzo del carbonio a circa 7 euro per tonnellata, troppo basso per incoraggiare le aziende a evitare combustibili inquinanti come il carbone. Il piano, che porterà al “parcheggio” di 1.6 miliardi di quote nella MSR, richiede ancora l’approvazione da una sessione plenaria del Parlamento nel mese di luglio, anche se è già stato approvato dai diplomatici che rappresentano i 28 stati membri. È opinione diffusa in Europa, secondo Reuters, che l’approvazione dell’Europarlamento ai primi di luglio sarà una formalità.

 

Mercato del carbonio arriva il penultimo sì-La Polonia, la cui economia dipende fortemente dal carbone, ha tentato in ogni modo di opporsi alla riforma, ma è riuscita solo temporaneamente a trovare sostegno sufficiente a bloccarlo. Tuttavia, non può dirsi affatto perdente. Le proposte più coraggiose, infatti, chiedevano di iniziare il nuovo corso dell’ETS già nel 2017, in modo da non perdere altro tempo prezioso. Ma la pressione delle lobby è riuscita a far prevalere un accordo di compromesso sufficientemente “light” da permettere alle compagnie più inquinanti di godere ancora per qualche anno di un mercato del carbonio inefficiente e scarsamente utile al taglio delle emissioni.

Alcune industrie ad alta intensità hanno obiettato, dicendo che l’aumento del prezzo delle quote con la riforma avrebbe comportato per loro uno svantaggio competitivo, perché avrebbe gonfiato i prezzi dell’energia.

Tuttavia alcune utility, come E.ON e RWE, insieme alla spinta di alcuni importanti Stati membri come la Gran Bretagna e la Germania, hanno sostenuto decisamente la riforma per aumentare gli investimenti nella generazione elettrica a basse o zero emissioni.

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