Presentati a Roma gli indirizzi di green economy per l’agricoltura che chiedono, fra le altre cose, di potenziare le filiere corte e di puntare su produzioni sostenibili di qualità
(Rinnovabili.it) – L’agricoltura italiana vanta un plusvalore di oltre i 260 miliardi di euro, con oltre 3,3 milioni di occupati e un’incidenza sul PIL dell’8,7%. Tutti elementi che fanno del comparto uno dei pilastri dell’economia nazionale. Ma affinché il comparto sia anche traino dell’economia verde ci sono dei precisi indirizzi da seguire: quelli dettati dal Manifesto della green economy per l’agroalimentare. Elaborato all’interno dei gruppi di lavoro degli Stati Generali della Green Economy, il manifesto avanza sette proposte su altrettanti punti fondamentali del settore agricolo e alimentare. Come spiega Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile che è l’organismo di supporto del Consiglio nazionale della green economy, “espone il punto di vista della green economy sulla produzione agroalimentare, articolato in proposte sui temi cruciali per l’agricoltura della nostra epoca”. E lo fa partendo dalle buone pratiche che il modello agricolo italiano può vantare già oggi. Basti pensare al settore del biologico: attualmente il 10% della superficie agricola italiana è occupata da coltivazioni “bio” (1,3 mln ettari) che rendono l’Italia seconda in Europa per questo mercato, subito dopo la Spagna.
Ecco le sette proposte del Manifesto:
Adottare la visione della green economy per assicurare uno sviluppo durevole e di qualità della produzione agroalimentare, integrando qualità eccellente, redditività e tutela del capitale naturale, utilizzando i saperi, le buone tecniche e le buone pratiche dell’eco-innovazione.
Coordinare la multifunzionalità con la priorità della produzione di alimenti. La conservazione di una ricca biodiversità è una delle attività proprie e strategiche di un’agricoltura multifunzionale orientata alla green economy.
Attuare misure di mitigazione e di adattamento alla crisi climatica, sia con attività di assorbimento di gas serra (con un’accorta gestione delle risorse forestali, dei terreni e dei pascoli), sia riducendo le emissioni (con l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, un minore utilizzo di fertilizzanti azotati, un controllo della dieta per gli allevamenti ecc), oltre ad accelerare la diffusione di azioni e pratiche agronomiche in grado di aumentare la resilienza dell’agricoltura ai cambiamenti climatici (con la scelta di varietà vegetali e specie animali più resistenti, il reintegro sistematico nel suolo della sostanza organica, l’adozione regolare di rotazioni con leguminose, la diffusione di tecniche e misure di risparmio idrico).
Superare modelli agricoli non più sostenibili e promuovere la diffusione delle buone pratiche, senza l’impiego in campo aperto di organismi geneticamente modificati (OGM).
Tutelare la sicurezza alimentare, potenziare i controlli e le filiere corte, rafforzando la lotta alle frodi e alle manipolazioni nocive degli alimenti, armonizzando le normative ambientali e sanitarie e puntando sulla tracciabilità, sull’origine garantita e protetta dei prodotti agroalimentari.
- Fermare lo spreco di alimenti e assicurare la circolarità dell’economia delle risorse agroalimentari.
- Fermare le minacce alla produzione agroalimentare e ai suoli agricoli.