La Commissione di inchiesta parlamentare sul ciclo dei rifiuti presenta il primo monitoraggio sull'applicazione della legge 68/ 2015: oggi 76 indagini in corso riguardanti soprattutto il delitto di “inquinamento ambientale”
(Rinnovabili.it) – “I numeri sono ancora ridotti ed è presto per fare delle valutazioni ma abbiamo la sensazione che alcuni risultati concreti si siano già raggiunti”. Alessandro Bratti, presidente della Commissione di inchiesta parlamentare sul ciclo dei rifiuti, riassume così i risultati ottenuti con la legge Ecoreati. La Commissione ha presentato ieri a Roma la “Relazione sulla verifica dell’attuazione della legge 22 maggio 2015, n.68”. Un lungo dossier che fa il punto, a quasi due anni di distanza, su progressi e criticità legati all’introduzione nel codice penale dei crimini contro l’ambiente.
Quello che emerge dalle oltre 200 pagine del documento, è una situazione in divenire che mostra i primi segnali positivi soprattutto in termini di prevenzione generale.
Oggi sono 76 le indagini in corso per reati ambientali (di cui 26 a carico di ignoti) e 39 gli Uffici giudiziari (38 Procure della Repubblica presso Tribunali, ed un Ufficio del Giudice per le indagini preliminari) hanno contestato almeno uno degli ecoreati previsti dalla legge. Le segnalazioni dei nuovi reati hanno una distribuzione abbastanza uniforme sul territorio nazionale, ma emerge “una frequenza tuttavia più accentuata dal punto di vista quantitativo nelle Isole e nel Sud”.
Il delitto di inquinamento ambientale è il reato più diffuso e contestato, con almeno 47 occorrenze in 26 diverse Procure. È seguito dal delitto di disastro ambientale, per il quale attualmente risultano segnalate almeno 5 contestazioni in altrettante Procure. Due, invece, le indagini per morte o lesioni come conseguenza dell’inquinamento ambientale sono state due, sei quelle per delitti colposi contro l’ambiente e quelle per impedimento di controllo, tre per traffico di materiale radioattivo così come per omessa bonifica. Per i due ecoreati più diffusi, il dossier evidenza diversi nodi interpretativi nelle disposizioni della legge 68/2015. Questione di termini che secondo i relatori potrebbero aver indotto gli Uffici giudiziari “ad applicare prudentemente la nuova norma penale”.
Ma per fare una vera valutazione è ancora presto, soprattutto se si guarda alla breve finestra temporale impiegata per il monitoraggio, rispetto a indagini che richiedono tempi naturalmente più lunghi, visto il tema. Per Bratti, tuttavia, “la legge sta lavorando bene. Ci sono delitti come quelli di inquinamento ambientale che cominciano ad essere segnalati. Serve però un lavoro di formazione e collaborazione fra i vari enti e polizie“.