Alla green economy italiana si devono 100,8 miliardi di euro di valore aggiunto prodotto, in termini nominali, pari al 10,6% del totale dell’economia nazionale, esclusa la componente imputabile al sommerso
“Non stiamo parlando, evidentemente, di un settore dell’economia – sottolineano Unioncamere e Symbola –, ma di un tracciante verde che percorre il sistema produttivo italiano e che, a ben guardare, delinea il ritratto più fedele del nuovo “made in Italy”. Scorrendo l’elenco dei settori che investono green con più convinzione, infatti, si trovano proprio quelli trainanti del made in Italy, quelli più tradizionali e quelli di più recente acquisizione: il comparto alimentare (27,7% contro una media del complesso dell’industria e dei servizi del 22%), quello agricolo (49,1%), il legno-mobile (30,6%), il settore della fabbricazione delle macchine ed attrezzature e mezzi di trasporto (30,2%), e poi tessile, abbigliamento, calzature e pelli (23%)”.
Buone notizie anche dal fronte dell’occupazione giovanile: il 42% del totale delle assunzioni under 30 programmate quest’anno dalle imprese dell’industria e dei servizi con almeno un dipendente verrà fatto proprio da quel 22% di aziende che fanno investimenti green. E anche sul fronte dei diritti: se guardiamo ai green jobs, tra le assunzioni a carattere non stagionale, l’incidenza delle assunzioni a tempo indeterminato è del 52%, mentre scende al 40,5% per le figure non connesse al settore green.