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Anche l’Italia vuole un posto nell’industria delle batterie ecologiche

Il MiSe pubblica l’invito a manifestare interesse per un progetto su scala europea dedicato alla progettazione e produzione di celle e moduli di batteria di nuova generazione

batterie ecologiche

Si cercano aziende italiane che possano partecipare ad un IPCEI sulla futura produzione UE di batterie ecologiche

(Rinnovabili.it) – A dicembre 2018 l’Italia ha annunciato il proprio impegno nello sviluppo di un approccio comune con cui stabilire in Europa una produzione di batterie ecologiche e innovative. A dare manforte a questa ambizione è oggi un invito rivolto al comparto industriale nazionale: fino al 28 febbraio, il Ministero dello Sviluppo Economico raccoglierà – attraverso la sua Divisione V Politiche europee e aiuti di Stato – le manifestazioni di interesse a prender parte al primo “importante progetto di comune interesse europeo” (IPCIE) in tema batterie.

L’IPCIE o IPCEI (per dirlo con l’acronimo inglese) è uno degli strumenti individuati dalla stessa European Battery Alliance per sostenere finanziariamente la crescita di un mercato dell’accumulo comunitario che tenga testa alla concorrenza asiatica e statunitense. L’etichetta contraddistingue quei progetti che “contribuiscono alla crescita economica, all’occupazione e alla competitività dell’Europa” e che, per questo motivo, possono essere sostenuti dalla spesa pubblica coprendo fino al 100% dell’investimento necessario.

La continua innovazione tecnologica e la contestuale rapida obsolescenza elettronica, in un contesto di transizione energetica, conducono verso una forte crescita del fabbisogno di batterie per mobilità (elettrificazione dei veicoli) e applicazioni fisse”, si legge nell’invito pubblicato su sito del MiSE. “Data la natura di questo settore e del suo peso economico, l’affermarsi di un’offerta industriale nel settore delle batterie è un obiettivo prioritario del governo italiano”.

Per poter partecipare all’IPCEI sulle batterie ecologiche, le aziende interessate devono far parte della catena del valore (dalla produzione di materie prime al riciclo) e devono, ovviamente, avere un progetto d’investimento in Italia, che riguardi la fase di R&S e di primo sviluppo industriale, caratterizzato da forti innovazioni rispetto allo stato dell’arte mondiale nel settore. “L’impresa deve impegnarsi a diffondere le nuove conoscenze acquisite nell’ambito dell’opera finanziata al di là dei suoi clienti e fornitori – si legge ancora – l’IPCEI deve consentire un’ampia diffusione delle conoscenze acquisite, protette o meno da un titolo o da un diritto di proprietà intellettuale”. Il progetto tecnico dell’impresa deve essere cofinanziato dall’impresa beneficiaria e può anche essere cofinanziato con fondi europei.

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