Verso l’ultimo ok per il regolamento UE sulla trasparenza dei rischi ambientali nella finanza
(Rinnovabili.it) – Conto alla rovescia per le nuove norme europee di finanza sostenibile. Il Consiglio dei ministri delle Finanze dovrebbe chiudere definitamente l’iter della direttiva sull’Informativa in materia di investimenti sostenibili e rischi di sostenibilità nella riunione dell’8 ottobre. Con il voto dei Ventisette, infatti, verrà adottato formalmente il testo su cui i legislatori europei hanno trovato l’accordo a marzo di quest’anno.
Il provvedimento in questione è uno degli elementi più importanti della nuova strategia pro finanza verde lanciata dalla Commissione Europe nella primavera del 2018: una volta in vigore, infatti, imporrà ai gestori patrimoniali, agli assicuratori e ai fondi pensione del Vecchio Continente di rivelare ai propri clienti i rischi ambientali, sociali e di governance (ESG) di ogni loro scelta d’investimento.
Si tratta di un aspetto per molto tempo lasciato all’oscuro. Le attuali norme prevedono che investitori istituzionali e gestori patrimoniali, così come società di investimento e intermediari assicurativi, agiscano nel migliore interesse dei clienti, ma non impongono loro di considerare esplicitamente i rischi ESG né di divulgare informazioni a riguardo.
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La nuova direttiva, aggiornamento della 2016/234, rappresenta un passo decisivo verso la risoluzione del problema. Nel 2018, la proposta d’aggiornamento della Commissione europea è stata discussa da Consiglio e Parlamento UE per arrivare lo scorso 7 marzo 2019 ad un accordo preliminare. Accordo che è già stato votato da Strasburgo, lasciando quindi ai ministri europei l’ultimo, ma scontato, ok.
Cosa prevede la nuova legge? L’entrata in vigore, dal 2021, di norme uniformi a livello comunitario sulle modalità con cui le società finanziarie dovrebbero informare gli investitori in merito a rischi e opportunità ambientali, sociali e di governance. In particolare, le realtà che affermano di perseguire una strategia di investimento verde o socialmente sostenibile dovranno dettagliare l’impatto delle loro operazioni, rivelando dove presenti i possibili danni a lavoratori ed ecosistemi. Ciò ha lo scopo di ridurre le pratiche di “greenwashing” in base al quale i gestori patrimoniali e i fondi cercano di attirare clienti attenti al clima, rivendicando credenziali ecologiche inesistenti. Tale quadro dovrebbe essere utilizzato anche dagli intermediari finanziari sia nel processo decisionale di investimento che nei processi di consulenza.
Per chiudere il pacchetto sulla Finanza sostenibile sarà tuttavia necessario aspettare l’accordo dei legislatori anche sul nuovo sistema di classificazione, o “tassonomia”, a livello dell’UE, per la definizione di un linguaggio comune dedicato alle attività economiche considerate ecosostenibili. L’entrata in vigore è fissata per il 2022, ma i negoziati tra Consiglio e Europarlamento sono appena iniziati.
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