La campagna per il disinvestimento dai combustibili fossili è partita dai college americani, ma ora è diffusa in tutto il mondo e continua a crescere
(Rinnovabili.it) – Nel corso del 2015, il movimento globale di pressione per l’abbandono degli investimenti in combustibili fossili è cresciuto esponenzialmente. I dati, raccolti in un rapporto della Arabella Advisors, dicono che rispetto al 2014 il flusso di denaro che ha cambiato destinazione è 50 volte maggiore. Proviene da 430 istituti e 2.040 individui, per un totale di 2.6 trilioni di dollari che non finiranno più nelle tasche dei produttori di carbone, petrolio da sabbie bituminose e altre fonti di energia inquinanti.
Molto spesso gli investitori non sono stati folgorati sulla via di Damasco, riscoprendosi rispettosi dell’ambiente e del pianeta. Semplicemente hanno guardato al portafoglio: le recenti analisi finanziarie firmate da HSBC, Citigroup, Mercer, Banca d’Inghilterra e AIEA indicano un significativo rischio per chi si espone troppo nel mercato dei combustibili fossili.
L’aumento del cosiddetto divestment, tuttavia, è figlio anche di campagne instancabili dei gruppi ambientalisti, come 350.org, che ha lanciato la campagna nel 2012. Nato nei college degli Stati Uniti, il movimento ha fatto passi da gigante: governi e investitori provenienti da 43 Paesi e dai più disparati settori dell’economia, hanno cominciato ad aderire in massa: il movimento conta ora l’adesione di fondi pensione, settore sanitario, istruzione, organizzazioni filantropiche, organismi religiosi, movimenti dei beni comuni e altri soggetti variegati.
A fare la parte del leone sono i fondi pensione (56% della cifra totale disinvestita dalle fossili) e imprese private (37%). La gran parte di queste istituzioni o gruppi aderenti alla campagna è dislocato in tre aree del mondo: Stati Uniti (1.723), Canada (121), Australia (98) e Gran Bretagna (63).
Il segretario esecutivo dell’UNFCCC, Christiana Figueres, ha detto che «investire in energia pulita ed efficiente è una delle scelte migliori e prive di rammarico che mai si sono presentate al progresso umano». Ha anche caldeggiato lo spostamento dei flussi di investimenti provenienti dai combustibili fossili verso soluzioni sostenibili, in modo da racimolare 1 trilione l’anno per investimenti nell’energia pulita e dare slancio ai prossimi negoziati internazionali della COP 21.