Per assicurarci la vittoria nella lotta al climate change dobbiamo tagliare rapidamente i sussidi alle fossili e ri-destinare i soldi alla realizzazione di infrastrutture resilienti
(Rinnovabili.it) – L’Accordo di Parigi ha finalmente la quota di ratifiche necessaria per l’entrata in vigore. Il 4 novembre il primo patto mondiale per la lotta ai cambiamenti climatici diverrà attivo e le attese, per quelle che dovranno esse le mosse successive, sono inevitabilmente alte. Da qui al 2020 le buone intenzioni si dovranno concretizzare in azioni ben avviate e dai benefici immediati. Una delle sfide su cui ci si dovrà cimentare sarà la capacità di assicurare infrastrutture resilienti e sostenibili. Per un nutrito gruppo di scienziati ed economisti, sarà questa, infatti, la vera prova del nove della crescita economica verde.
Riuniti in una commissione internazionale, ex capi di governo ed esperti di scienze climatiche ed economia hanno redatto un rapporto che quantifica e indirizza gli investimenti necessari al cambio di rotta richiesto dall’Accordo di Parigi. Uno dei settori chiave è per l’appunto quello delle infrastrutture resilienti: su questo comparto si dovranno investire 90 miliardi di dollari a livello mondiale nei prossimi 15 anni. “Investire in infrastrutture sostenibili è la decisione più saggia che possiamo fare per il nostro futuro”, spiega l’ex presidente messicano Felipe Calderon, a capo della Commissione globale.
Lo studio ha preso in considerazione “tutte” le infrastrutture, dalla fornitura di energia ai trasporti pubblici, dall’edilizia ai sistemi idrici e igienico sanitari edifici, per finire con quella che viene definita “l’infrastruttura naturale” delle foreste e delle zone umide.
Ma la sfida è urgente e le scelte vanno operate ora: quello che si deciderà di fare nel corso dei prossimi due o tre anni determinerà se il Pianeta sarà o meno sulla strada giusta. “La finestra per prendere le giuste decisioni è stretta e si sta chiudendo velocemente”, ricorda la commissione in un comunicato stampa.
Per questo gli esperti chiedono anche che venga posta fine, entro il 2025 “al più tardi”, alle danarose sovvenzioni versate per sostenere i combustibili fossili sostenendo che rappresentino oggi importanti “distorsioni dei prezzi fondamentali” del mercato.