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Greenbuilding, quando i robot sono protagonisti

Per molti l’impiego dei robot nel mondo delle costruzioni rappresenta il futuro, anche se bisognerà aspettare prima di vederli usati su larga scala. Ecco alcuni progetti sperimentali che vanno in questa direzione

(Rinnovabili.it) – Dalla stampa 3D ai droni, a braccia robotiche che incollano e tessono con precisione quasi assoluta. Per molti l’impiego dei robot nel mondo delle costruzioni rappresenta il futuro. I vantaggi per quanto riguarda il greenbuilding sono studiati da università e laboratori di ricerca in tutto il mondo. Per fare solo alcuni esempi, spaziano dalla riduzione dei tempi (e quindi dei costi) di costruzione ai nuovi materiali – biodegradabili, o estremamente versatili – da estrudere con stampanti 3D.

 

C’è chi legge il presente in modo ancora più radicale. Secondo Kai-Uwe Bergmann dello studio BIG, siamo i testimoni dell’inizio di una “maker revolution” che nel giro di 50 anni ci traghetterà in un mondo (dell’architettura) molto diverso.

Wolf Prix di Coop Himmelb(l)au scommette invece sull’abbinamento di robotica e stampa 3D. Una soluzione che avrebbe ricadute immediate, specie quando è l’emergenza a dettare tempi e modi. “Oggi abbiamo problemi a costruire rifugi per centinaia di migliaia di rifugiati – ragionava Prix di recente – Se usi mattoni, legno o cemento ci vuole un po’. Ma se stampi in 3D parti prefabbricate e poi le assembli usando i robot, diventa una faccenda molto economica e veloce”.

Intanto architetti, ingegneri e informatici continuano a testare le potenzialità della robotica nel greenbuilding. Ecco alcuni dei progetti più interessanti.

 

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Il ponte d’acciaio autocostruito di MX3D

Un braccio robotico costruisce questo ponte di metallo su un canale di Amsterdam seguendo 6 piani di movimento. Così ottiene una struttura autoportante, capace di reggere anche il peso del robot. Questa tecnologia sperimentale, secondo gli ideatori, sarebbe in grado di dare vita a “infinite” strutture diverse.

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Senza colle o adesivi

Questa installazione è stata presentata alla Biennale di Architettura di Chicago. La sua particolarità è di impiegare due soli materiali: ghiaia e filo. Nessuna colla o adesivi di alcun genere, una soluzione interessante che potrebbe farsi strada in futuro. Ricercatori del Politecnico di Zurigo e del MIT di Cambridge l’hanno costruita servendosi di un braccio robotico appositamente programmato.

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Un robot in un pagliaio

Novità anche per quanto riguarda l’architettura riciclata. Lo dimostra questo padiglione, creato dall’Institute for Computational Design di Stoccarda, formato da oltre 30.000 componenti appuntiti come spilli, creati da un robot e recuperati da plastica riciclata. Ogni pezzo è concepito in modo da agganciarsi a quelli sottostanti quando viene poggiato in cima.

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Droni per costruire la torre

Sempre dal Politecnico di Zurigo arriva l’impiego dei droni in architettura. Per erigere questa torre, i droni hanno dovuto sollevare e posizionare mattoncini di polistirene. I ricercatori dell’istituto però scommettono che potranno avere un ventaglio di applicazioni molto più ampio nel prossimo futuro.